Trento: uno studente su cinque ha fatto il bullo

Lo psicologo Facchinetti: le sanzioni non risolvono, serve unità in classe


Jacopo Tomasi


TRENTO. L'episodio di bullismo avvenuto alle scuole Manzoni, che ha scatenato la protesta dei genitori che hanno deciso di non mandare i loro figli a scuola lunedì mattina, è eclatante, ma non isolato. Alle elementari e alle medie, in Trentino, due studenti su dieci ammettono di essere protagonisti di atti di prepotenza e bullismo. Alle medie il 15% dichiara di aver commesso atti di prepotenza nei confronti dei compagni, l'8% dice di aver agito e subito atti di bullismo, mentre il 12% ha solamente subito azioni di violenza. A subire sono spesso i soggetti più deboli, che non hanno sostegno e faticano a chiedere aiuto. Questi dati sono stati raccolti da Oliviero Facchinetti, psicologo e psicoterapeuta che ha fondato e gestisce il sito www.bullismo.it, in tre diverse indagini svolte in provincia di Trento negli anni scorsi. Dottor Facchinetti, è possibile che tre studenti di una prima media tengano in scacco un'intera classe? Sì, è possibile. Non conosco il caso nello specifico, ho solo letto le notizie apparse sui giornali in questi giorni, ma non mi stupisce che un gruppetto riesca a coalizzarsi, assuma potere all'interno di una classe e a quel punto diventi difficile gestire la situazione. Tanto che i genitori, per protestare contro episodi gravi avvenuti all'uscita dell'istituto, hanno deciso di tenere i figli a casa lunedì mattina... Anche questa forma di protesta non mi stupisce: si è voluto dare un segnale forte di preoccupazione. Ma come si può affrontare una situazione del genere? In questi casi è molto importante prevenire certe prepotenze. Se, però, la prevenzione non funziona bisogna lavorare sul conflitto con progetti mirati. In questo caso è necessario agire sul potere conquistato da questi ragazzi ed è importante farlo attraverso il gruppo, la classe. Forse, può essere utile coinvolgere anche tutti i genitori, compresi quelli dei prepotenti, per mettere in atto interventi che possano aiutare a risolvere i problemi. La preside dell'istituto ha annunciato sanzioni dure, come mandare a lavorare i bulli in mensa o a pulire i bagni. Può servire a far cambiare loro atteggiamento? Certe sanzioni possono avere una valenza più educativa di altre, ma non è certo il tipo di sanzione che risolve il bullismo. Per risolverlo è importante lavorare sul gruppo, fare in modo che la classe diventi forte ed unita, ed in questo modo non si verificheranno più azioni di violenza da parte di soggetti più forti contro soggetti più deboli.













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