Trento, operai protestano sulla gru: condannati per sabotaggio
Alla fine i due operai, entrambi egiziani, erano scesi, ma a loro azione aveva avuto strascichi legali ed erano stati denunciati: condanna a 4 mesi
TRENTO. Erano saliti su una gru e da trenta metri d'altezza minacciavano di buttarsi nel vuoto. Una protesta a dir poco plateale dettata dalla disperazione di non aver ricevuto più di uno stipendio, di vantare un credito nei confronti della ditta di ben 3 mila euro. Alla fine i due operai, entrambi egiziani, erano scesi, ma a loro azione aveva avuto strascichi legali ed erano stati denunciati per violenza privata e sabotaggio. E ieri, a nemmeno due anni di distanza dal fatto, sono stati condannati a 4 mesi di reclusione, pena sospesa. Non si sa se anche i datori di lavoro dei due, nel frattempo abbiano saldati i conti con i due lavoratori che pur di lavorare - e lavorare duro, si tratta di vita di cantiere - avevano fatto carte false, fingendo di aver permessi di soggiorno che in realtà non c'era. Ma questo è un altro discorso. Resta il fatto che gli egiziani, per avere protestato per un loro diritto, quello allo stipendio che segue il lavoro, sono stati denunciati. E oltre alla violenza provata hanno dovuto rispondere anche di sabotaggio. Questo secondo reato è molto articolare e si occupa di «arbitraria invasione e occupazione di aziende agricole o industriali. Sabotaggio.» E prevede che «chiunque, col solo scopo di impedire o turbare il normale svolgimento del lavoro, invade od occupa l'altrui azienda agricola o industriale, ovvero dispone di altrui macchine, scorte, apparecchi o strumenti destinati alla produzione agricola o industriale, è punito con la reclusione fino a tre anni». Tutto questo per essere saliti su una gru. Secondo il capo d'imputazione i due avevano posizionato un muletto davanti al cancello d'ingresso del cantiere dove lavorava la ditta di cui erano stati dipendenti, la Laza di Padova. Laza che era impegnata nel cantiere dell'ex Soa di Romagnano. I due avevano usato il muletto come scala e poi si erano arrampicati sulla gru fino ad arrivare ad un'altezza di 30 metri. Minacciavano di lanciarsi nel vuoto se non venivano pagati loro 3.134 euro a testa. Un comportamento che, questa è l'accusa, avrebbe costretto la Cosbau (che aveva subappaltato i lavori alla dita padovana) a pagare quanto richiesto con degli assegni. E per questo sono stati accusati di violenza privata. Le accusa di «occupazione» e il «sabotaggio» sono invece relative al fatto che i due egiziani avevano manifestato l'intenzione di non scendere dalla gru fino a quando non avessero ricevuto il denaro che spettava loro. Il prologo di tutto questo è che per avere il lavoro per il quale chiedevano di essere pagati, come detto, gli egiziani avevano fatto carte false. Ma carabinieri e Ispettorato del lavoro li avevano smascherati e la Laza li aveva licenziati.
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