Trento, false dichiarazioni: percepisce 22.872 euro in maniera illecita
Protagonista della vicenda un uomo di origini marocchine che ha percepito contributi pubblici per lui e la famiglia
TRENTO. Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato o da altri enti pubblici e false attestazioni rese a pubblico ufficiale per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Questi i reati contestati ad un uomo di origini marocchine che ha percepito contributi pubblici per lui e la famiglia, ma soltanto tre delle sette persone dichiarate erano effettivamente residenti a Trento, mentre le altre erano in Marocco.
La vicenda risale al giugno 2017, quando il personale dell'Ufficio accertatori della polizia locale di Trento-Monte Bondone - a seguito di alcune segnalazioni e alla contestuale presentazione di richieste pervenute dall'Itea, dall'Ufficio anagrafe del Comune di Trento e dall'Agenzia provinciale per l'assistenza e la previdenza integrativa (Apapi) - ha avviato una serie di verifiche per accertare l'effettiva presenza dei componenti del nucleo familiare in un appartamento di proprietà Itea situato in un sobborgo a nord del capoluogo. L'uomo ha percepito una somma complessiva di 22.872 euro a titolo di assegno regionale al nucleo familiare, prestazioni economiche a favore degli invalidi civili, ciechi e sordomuti e assegno di cura, a seguito della presentazione di dichiarazioni non veritiere sulla residenza degli appartenenti alla propria famiglia.
È stato inoltre accertato che, nelle stesse dichiarazioni, erano riportati dati relativi alla superficie dell'appartamento assegnato inferiori a quelli reali, situazione che poteva modificare in modo favorevole il calcolo delle agevolazioni spettanti. A seguito delle comunicazioni inviate agli enti interessati, l'Apapi aveva sospeso temporaneamente il versamento dei contributi assistenziali erogati al nucleo familiare, mentre ad agosto 2018, il gip - su richiesta del pm titolare dell'indagine, Carmine Russo - aveva disposto il sequestro preventivo per equivalente di denaro o beni in disponibilità dell'indagato, fino alla concorrenza della somma percepita indebitamente.