Trentino: mezzo miliardo per le imprese con la formula lease-back
Tutte le operazioni di lease-back e partecipazione di Trentino Sviluppo
TRENTO. Cinquecento milioni in operazioni di lease-back. È il nuovo strumento con il quale la Provincia cerca di proteggere e se possibile far crescere il sistema delle imprese trentine. Ma ci sono anche le polemiche. L'ultima volta che questo termine inglese è balzato alla ribalta è stato pochi giorni fa, quando la Provincia ha deciso di comprare per 7,5 milioni di euro Maso Franch per dare un po' di respiro alla LaVis. Lo stesso presidente della Cooperazione Diego Schelfi ai soci urlanti della cantina spiegava che l'industria aveva già attinto a piene mani.
«L'industria ha ottenuto 500 milioni con il lease-back. Non c'è nulla da scandalizzarsi», diceva Schelfi. In fin dei conti la Cooperazione aveva beneficiato di questo strumento solo un'altra volta, quando Cooperfidi ha comprato per 9 milioni di euro i tre stabilimenti del caseificio di Fiavè. Le imprese, invece, già da molti anni possono usufruire del lease-back. Solo nel periodo 2007/2010 Trentino Sviluppo, la società controllata al 99 per cento dalla Provincia che è delegata a sostenere le imprese e l'innovazione, ha stanziato 145 milioni di euro per operazioni di lease-back. La somma più alta, circa 43 milioni a fronte di una richiesta di 50 da parte dell'azienda, è finita alla Marangoni di Rovereto.
Finanziamento. Ma cosa vuol dire questa formula inglese. Come dice la parola stessa, si tratta di una formula di leasing. Ovvero Trentino Sviluppo, per dare respiro a un'azienda in momentanee difficoltà, acquista uno o più immobili di questa società, in genere lo stabilimento, e poi lo affitta alla stessa impresa che si impegna a riacquistarlo a rate allo stesso prezzo più gli interessi in un periodo che va, per ragioni fiscali, da 15 a 18 anni. Da più parti questo strumento è stato criticato aspramente. I detrattori sostengono che si tratta di un sostegno che, in realtà, non aiuta le imprese a stare sul mercato con le proprie forze. Da Trentino Sviluppo, però, si fa presente che è uno strumento finanziario che è molto utile soprattutto in tempi di credit crunch, ovvero quando le banche chiudono i rubinetti del credito. Il finanziamento viene restituito con gli interessi, che la giunta provinciale ha stabilito vengano calcolati sommando uno 0,5 per cento all'Euribor, e gli imprenditori hanno tutto l'interesse a ricomprarsi l'immobile, vista la dinamica dei prezzi sul mercato. Quindi non c'è nessuna perdita per le casse pubbliche.
569 milioni. Il lease-back non è l'unico strumento finanziario a disposizione di Trentino Sviluppo. La spa entra anche direttamente nel capitale delle imprese e finanzia interventi per l'ammodernamento di impianti di risalita o per l'ampliamento e adeguamento degli immobili. Il piano di attività per il triennio 2008/2010 prevede, dopo il recente aggiornamento approvato dalla giunta provinciale, una spesa di 569 milioni di euro. L'intervento più rilevante è proprio quello per l'acquisto dello stabilimento Marangoni. L'azienda aveva chiesto 50 milioni di euro. Trentino Sviluppo ha valutato l'immobile poco meno di 41 milioni ai quali vanno aggiunti altri due milioni per interventi successivi. Le imprese possono modulare la restituzione che è flessibile. In questo momento di difficoltà economica, in genere preferiscono pagare per un primo periodo di 5 anni solo gli interessi, poi inizia l'ammortamento del capitale.
La decisione. Gli interventi di Trentino Sviluppo vengono, nella maggiorparte dei casi, proposti dal cda della spa e poi approvati dalla giunta provinciale. Nel 3 per cento dei casi, però, gli interventi di salvataggio vengono decisi direttamente dalla giunta che poi ordina a Trentino Sviluppo di portarli a termine. Il piano di attività viene concordato tra la giunta provinciale e Trentino Sviluppo. In genere, gli interventi di lease-back vengono proposti da Trentino Sviluppo. La spa valuta le richieste delle singole aziende e poi decide.
Difesa dell'occupazione. Lo scopo principale del lease-back è la tutela dell'occupazione. Per questo le richieste vengono valutate in base al numero dei dipendenti dell'impresa interessata. Per le aziende che hanno la sede sull'asta dell'Adige, viene previsto un costo maggiore.