Traffico di anabolizzanti, indagati due farmacisti e altre cinque persone
Sequestrate 3.500 confezioni di farmaci provenienti dall'Est e dall'Egitto per un giro d’affari sul mercato clandestino di circa 300.000 euro
TRENTO. Sette persone indagate per associazione per delinquere finalizzata all’importazione e distribuzione di medicinali anabolizzanti, destinati a soggetti gravitanti nel mondo del body building. E’ il risultato scaturito dalla conclusione delle indagini preliminari dirette dalla Procura della Repubblica di Trento con a capo il Giuseppe Amato e coordinate dal pm Davide Ognibene attraverso l’attività investigativa dei carabinieri del Nas.
L’indagine, iniziata nel mese di agosto 2014 e denominata “Farmalake”, si inquadra nell’attività di contrasto al fenomeno del commercio illegale di farmaci dopanti destinati a bodybuilders frequentatori di palestre ed assuntori di sostanze anabolizzanti gravitanti nella provincia di Trento. Le investigazioni dei militari del Nas, che hanno condotto all’identificazione di tutti i componenti del sodalizio criminoso attivo nella provincia di Trento e con ramificazioni in quelle di Frosinone e Varese, hanno consentito di sequestrare fiale, compresse e flaconi di farmaci ad azione anabolizzante e stupefacente provenienti dall’est Europa ed Egitto, per complessive 3.500 confezioni ed un giro d’affari sul mercato clandestino stimato in circa 300.000 euro.
Si tratta di farmaci assunti senza reale esigenza terapeutica ed al di fuori di ogni controllo sanitario, quindi pericolosi per la salute perché contenenti principi attivi anabolizzanti, anche ad uso veterinario, la maggior parte dei quali prodotti in officine non autorizzate ed illegalmente importati con singolari tecniche di occultamento, che non sono sfuggite ai controlli dei carabinieri del Nas.
Tra gli indagati, sei italiani ed un albanese che dovranno rispondere di pesanti accuse in ordine a reati di carattere associativo in relazione al traffico illegale di farmaci, figurano anche due insospettabili farmacisti trentini che sistematicamente approvvigionavano il sodalizio con farmaci dopanti, senza le necessarie prescrizioni del medico.