Tisi in consiglio: troppe disuguaglianze
La prima volta del vescovo in aula: «Migranti, imparare a vivere con le differenze. I giovani nuova questione sociale»
TRENTO. La «convivialità delle differenze» tra trentini e immigrati. I giovani «nuova grande questione sociale». Le disuguaglianze «che non aspettano la politica», «il nostro futuro è al sicuro solo se lavoriamo per ridurle» perché «il mondo è a misura di chi è affaticato, non di chi è primo». Sono i temi del messaggio che il vescovo di Trento Lauro Tisi ha rivolto ieri al consiglio provinciale, dove è stato invitato a parlare, nella stessa aula dove mezz’ora dopo il governatore Ugo Rossi avrebbe presentato la manovra di bilancio. È la prima volta, in Trentino, che un vescovo varca la soglia dell’emiciclo dove la politica decide e vota le leggi. Prima di lui era successo al Dalai Lama, nel 2013, ma nel suo caso si trattava di un invito a un’ autorità sì spirituale ma anche leader del popolo tibetano in esilio e Premio Nobel per la pace.
«Abitiamo un tempo sempre più incerto», le parole con cui il presidente del consiglio Bruno Dorigatti ha accolto Tisi, «un tempo connotato dalla crescente predominanza della tecnica e del mercato, e marchiato da un progressivo spaesamento. Siamo impauriti componenti di una società frantumata, dove gli interessi predominano sui diritti, in cui l’economia globale non è solo frontiera di innovazione ma crea anche nuove disuguaglianze ed emarginazioni», ha detto richiamando «la comunanza di valori universali, solidarietà, pace, dialogo interreligioso ed interculturale».
Monsignor Tisi ha raccolto partendo da questa osservazione: «Viviamo un momento di grandi trasformazioni accompagnate da inevitabile fatica. Ci sentiamo precari, nel lavoro ma anche nelle relazioni». Ma dalla precarietà, ha incalzato, «il Trentino in passato ha saputo trarre uno scossone salutare». Il vescovo ha invitato la politica «a tornare a sviluppare strategie di comunità, attraverso scelte il più possibile condivise»: «La cittadinanza è luogo di convergenza di diversi che si vincolano al rispetto di un diritto che sottragga la vita civile all’arbitrio del particolare, del privato».
Il rischio oggi, ha detto monsignor Tisi, è che le istituzioni, anche la Chiesa, «siano lontane dai problemi concreti delle persone». La risposta, ha detto citando la filosofa Hannah Arendt, «è ripensare una nuova politica, dove la partecipazione attiva e la responsabilità dei cittadini è considerata un bene e non un pericolo».
Il vescovo tocca il tema dei migranti, che ha prodotto qualche lacerazione e rifiuto anche nel ricco Trentino: «Le nostre comunità sono immerse nella convivialità delle differenze. Non si rapportano tra loro solo culture e religioni - ammonisce - ma persone concrete, chiamate a confrontarsi e dialogare. La convivenza è anche e soprattutto questione di cultura, educazione, formazione». E, citando Bauman, «l’arte di vivere pacificamente con le differenze sta diventando la più importante tra le capacità che un cittadino ha bisogno di esercitare». Tisi non dimentica un altro dei temi a lui cari: i giovani, «portatori di una diversità che va ascoltata e oggi costretti a una marginalità vistosa». «La nuova grande questione sociale», incalza rimproverando la generazione adulta di essere «concentrata spesso a salvaguardare se stessa». Non solo: «Essere autonomi non significa solo incamerare rassicurazioni istituzionali e garanzie finanziarie, ma essere cantiere aperto che progetta il futuro, e il futuro passa dai giovani». La chiusura dell’intervento è dedicata ai «tanti esclusi» che ci sono anche «nel Trentino sempre sul podio della qualità della vita»: «La disuguaglianza non aspetta la politica», avverte il vescovo, «il nostro futuro è al sicuro se lavoriamo perché le disuguaglianze siano attutite», «il mondo dev’essere a misura di chi è affaticato, non di chi è primo». L’aula saluta applaudendo in piedi. Da lunedì, c’è da scommetterci, tornerà a dividersi sul bilancio, ma anche sugli immigrati, le risposte per i poveri. In definitiva, sull’idea di società.
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