Ticket, la lotta ai furbetti vale 1,3 milioni
Ecco quanto ha incassato l’azienda sanitaria con le verifiche sulle esenzioni. In totale entrate in aumento del 10 per cento
TRENTO. In un anno - dal 2015 al 2016 - i pazienti trentini hanno pagato il 10 per cento in più di ticket, per un totale di oltre 21 milioni di euro rispetto ai 19 milioni dell’anno precedente. Sarà anche una goccia nel mare dei costi della sanità trentina (il bilancio dell’azienda sanitaria è infatti di 1,1 miliardi di lire e i ticket intervengono quindi solamente per il 2 per cento) ma si tratta comunque di soldi che i cittadini hanno dovuto tirare fuori per la cosiddetta “compartecipazione alle spese sanitarie”. Il dato emerge dall’analisi dell’ultimo bilancio dell’azienda sanitaria, approvato nei giorni scorsi dalla giunta provinciale. Ma tra le righe dei conti aziendali emerge anche una notizia inedita e interessante: la lotta ai furbetti del ticket ha fruttato alle casse della sanità pubblica circa 1,3 milioni di euro. Si tratta di soldi che non erano stati versati sulla base di dichiarazioni false o comunque errate e che l’azienda sanitaria è riuscita a recuperare.
Alcuni esempi? C’erano pazienti che non hanno pagato il ticket in base all’esenzione legata al reddito, peccato che da una verifica incrociata con le banche dati dell’agenzia delle entrate è risultato che i requisiti di reddito in realtà non c’erano. Altri pazienti hanno evitato il ticket in base a dichiarazioni in merito a presunte patologie o situazioni personali che non hanno trovato riscontro alle verifiche dell’azienda sanitaria che ha chiesto quindi il pagamento delle somme dovute. Un lavoro effettuato internamente all’azienda che ha dato i risultati sperati: «I nostri uffici hanno fatto un ottimo lavoro - ha detto il direttore generale dell’azienda sanitaria, Paolo Bordon - e la quasi totalità delle situazioni è stata sanata». Ci sono anche situazioni in cui l’addebito è stato rateizzato in modo che i pazienti abbiano la possibilità di programmare il pagamento in base alla propria situazione economica.
Come si vede dai dati che pubblichiamo in questa pagina l’aumento più elevato dei ticket si registra al pronto soccorso, con una crescita del 25% che si spiega con la stretta ordinata dalla Provincia con un duplice obiettivo: aumentare la compartecipazione alla spesa dei cittadini (obiettivo in realtà marginale viste le cifre in gioco) ma soprattutto scoraggiare gli accessi impropri nei reparti della sanità dedicati all’emergenza. Ma in questo caso il risultato non è stato raggiunto: gli accessi ai reparti di pronto soccorso sono rimasti esattamente gli stessi (circa 215 mila all’anno) con un lieve aumento addirittura dei codici bianchi che non paiono scoraggiati dall’introduzione del ticket. Ma va detto che grazie al complesso sistema delle esenzioni sono molti i pazienti (ad esempio bambini e anziani) che usufruiscono comunque dell’assistenza gratuita del pronto soccorso. Una situazione che il primario di Trento, Claudio Ramponi, commenta così: «Solo un ulteriore inasprimento dei ticket potrebbe risolvere il problema degli accessi impropri ai nostri reparti da parte di chi invece dovrebbe rivolgersi, ad esempio, al proprio medico di base».