Tagli ai vitalizi, rischio incostituzionalità
Il tribunale di Trento rimette alla Consulta la riforma del 2014: dubbi sulla retroattività e sull’obbligo di restituzione
TRENTO. La legge che taglia i vitalizi finisce davanti alla Corte Costituzionale. Il giudice civile di Trento Roberto Beghini, uno dei tre giudici che devono decidere sui ricorsi dei 62 tra ex consiglieri regionali e vedove contro le leggi regionali 4 e 5 del 2014, con un’ordinanza del 7 febbraio ha dichiarato rilevante e non manifestamente infondata una questione di costituzionalità avanzata dall’ex consigliere Alois Kofler riguardante il tasso di attualizzazione dei vitalizi e l’obbligo di restituzione degli anticipi ricevuti e delle quote del Fondo Family al Consiglio regionale. Lo stesso giudice, invece, non ha ritenuto fondate le questioni costituzionali riguardanti il taglio del 20% degli assegni vitalizi.
Il rilievo di costituzionalità che è stato ritenuto fondato dal giudice, che quindi ha rinviato con ordinanza la legge alla Consulta perché ne giudichi la legittimità costituzionale, riguarda la modifica del cosiddetto tasso di sconto con il quale è stato attualizzato il vitalizio di ciascun consigliere. Si tratta di una percentuale del vitalizio totale da sottrarre per ogni anno di godimento da calcolare in base all’aspettativa di vita di ciascun consigliere. Più alto è il tasso di sconto e più ci rimette il consigliere. Come si ricorderà sul punto c’è anche un’inchiesta penale. Infatti il tasso di sconto individuato in un primo momento dal consulente Stefano Visintin andava dal 2,5 al 4%, ma la giunta regionale, tolse l’incarico e Visintin e lo affidò a Gottfried Tappeiner, presidente del Pensplan, che calcolò un tasso di sconto fisso dello 0,81% per ogni anno, considerando anche un’aspettativa di vita piuttosto generosa.
Sulla base di questo tasso sono stati attualizzati i vitalizi degli ex consiglieri che avevano scelto di passare al nuovo regime. In altre parole, chi ha scelto l’attualizzazione ha incassato l’importo del vitalizio in un’unica soluzione, parte in denaro contante e parte in quote del Fondo Family liquidabili a partire dal 2018. La legge 4 voluta dai presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher ha, tra le altre cose, cambiato il calcolo dell’attualizzazione applicando un tasso di sconto simile a quello ipotizzato da Visintin introducendo la nozione di valore attuale medio. Se il ricalcolo dell’attualizzazione non dovesse passare il vaglio della Consulta sarebbe una brutta botta per la riforma dei vitalizi e gli ex consiglieri potrebbero gridare vittoria, soprattutto quelli più fortunati, che con l’attualizzazione hanno incassato assegni anche milionari.
Il giudice Beghini ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata la questione di costituzionalità sugli articoli 1,2,3 e 4 della legge, con riferimento all’articolo 3 della Costituzione, nella parte in cui dispongono «l’applicazione retroattiva della nozione di valore attuale medio e prevedono obblighi di restituzione di somme e/o quote del Fondo Family già legittimamente percepite sulla base della legge 6 del 2012».
Nell’ordinanza si spiega che l’applicazione retroattiva potrebbe violare l’articolo 3, quello sull’uguaglianza dei cittadini, e i principi costituzionalità di affidamento e di ragionevolezza. In altre parole, gli ex consiglieri avrebbero fatto affidamento su uno status già definito e stabilito dalla legge e, quindi, non è possibile corregge questa situazione. Ma questa interpretazione rischia di favorire i «ricchi», ovvero chi ha attualizzato prendendo assegni stratosferici.
Ma la battaglia degli ex consiglieri e delle vedove non è finita. Infatti, la prossima udienza davanti al giudice Massimo Morandini è prevista per il 29 marzo. In questa causa sono presenti in 25 tra ex consiglieri e vedove e verranno riproposte le altre questioni di costituzionalità. In particolare si tratta della questione sul taglio del 20% del vitalizio di chi ha optato per il vecchio sistema, di quella sull’aumento dell’8% del contributo di solidarietà per le vedove e per chi continua a prendere il vitalizio e, infine, di quella sul tetto di 9 mila euro al cumulo con i vitalizi da parlamentare. Intanto, però, il Consiglio regionale guidato da Thomas Widmann ha bloccato i recuperi forzosi e Filippo Degasperi protesta: «Mi permetto di ricordare a Rossi che la legge prevede iniziative giudiziarie per la riscossione forzosa. Potrebbe utilmente convogliare la sua ira nell'applicazione della norma da lui voluta».