Tagli agli stipendi dirigenti contro Rossi
Sala della Regione gremita per il faccia a faccia. Il governatore: contributo calibrato sul reddito. I segretari comunali: «Demagogico, un esproprio»
TRENTO. Il taglio alla parte variabile dello stipendio ci sarà, ma calibrato su soglie di reddito e «solo» per tre anni. È quanto il presidente della Provincia Ugo Rossi ha confermato ieri sera ai dirigenti pubblici trentini, convocati dal governatore nella sala di rappresentanza della Regione per spiegare loro gli obiettivi della Finanziaria varata dalla giunta, e all’interno della manovra il senso del contributo di solidarietà chiesto alla classe dirigente - della Provincia, della sanità, della scuola - a fronte dei sacrifici chiesti anche ai cittadini con retribuzioni più basse con i ticket sanitari.
Sala gremita per questo faccia a faccia con il presidente: almeno 500 i presenti (anche se gli inviti superavano quota 1400), tra loro anche molti dirigenti dell’Azienda sanitaria ma pochi medici, presenti a tititolo personale dopo lo strappo della categoria che in polemica con i tagli agli stipendi (4 mila euro in media all’anno, il 40% del premio di risultato) e il blocco del turnover (la proposta è di sostituirne 2 ogni 10 in uscita), ha deciso di dare forfait all’incontro e di proclamare uno sciopero per il 10 dicembre. E del resto l’obiettivo di Rossi, quando ha deciso di invitare personalmente tutti i dirigenti a un confronto, era proprio quello di guardarsi negli occhi e parlarsi con franchezza.
«Siamo di fronte ad un cambiamento dell'autonomia che è vista negativamente sia all'esterno, ma anche al suo interno - ha esordito il presidente - il Trentino non è più capace di produrre ricchezza. Non è più sufficiente essere dei buoni amministratori, dobbiamo essere propulsori di un nuovo sviluppo». È toccato al capo della dirigenza provinciale, il direttore generale Paolo Nicoletti, ammonire che «anche la pubblica amministrazione dovrà essere produttiva per attirare investitori e intelligenze».
Il governatore ha confermato che la decurtazione agli stipendi durerà per i prossimi tre anni e che, rispetto alla previsione inserita nella manovra approvata in commissione, la giunta presenterà in aula un emendamento per graduare i tagli in base a soglie di reddito che ancora non sono state individuate. È questo l’impegno che anche l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re aveva preso venerdì scorso con i sindacati dei medici. E lo stesso Rossi, dopo la giunta di sabato, aveva spiegato che la giunta limerà alcuni effetti negativi su alcune categorie di reddito, è il caso per esempio dei segretari comunali, scaglionando il contributo per modulare le riduzioni sulle diverse responsabilità dei medici. Quanto alla previsione di gettito - stimato in 4,5 milioni a carico dei medici, più 1,5 dai dirigenti provinciali e da quelli scolastici - Rossi aveva detto che non è intoccabile e «la giunta valuterà».
Che il clima della serata non fosse sereno lo si è capito subito dal fatto che il discorso del governatore si è chiuso senza accenni di applauso dalla platea. Duro l’intervento di Enzo Coppola, segretario comunale a Lavis e referente dell’associazione dei segretari: «Se Rossi vuole fare il buon padre di famiglia - ha incalzato - doveva aprire una trattativa e non mettere tutti di fronte al fatto compiuto», «il buon padre di famiglia non fa sparire il motorino al figlio, ma ne discute con lui». Poi l’appello alla Provincia: «Intervenite prima sugli sprechi ancora in atto, ci vuole più decentramento amministrativo». Per i segretari parla anche Giuseppe Dolzani: «Non parliamo di solidarietà, questo è un provvedimento demagogico. Un esproprio, una manomissione del contratto». «In Trentino abbiamo un numero di enti pubblici assurdo, ma la produttività non nasce dal pubblico ma dal privato, quindi l’esatto contrario di quello che succede da noi».
Durante l’assemblea è intervenuto anche il direttore dell’Azienda sanitaria Luciano Flor. Rossi ha chiuso l’incontro difendendo le scelte della Provincia: «Bisogna tornare a essere competitivi, anche a costo di interventi impopolari».
I tagli incontrano l’amarezza di Marcello Mazzucchi, segretario Dirpat, soprattutto perché - dice - dopo avere incoraggiato la meritocrazia, si va a colpire proprio il premio di risultato, che dovrebbe essere invece l’incentivo a fare meglio. Amarezza anche per il metodo (siamo stati avvisati del provvedimento quando la giunta provinciale aveva già preso la sua decisione) e per il “sapore” demagogico del provvedimento: «Vogliono far vedere che stanno tagliando». Quando ai medici - che hanno innalzato il livello della protesta con lo sciopero del 10 dicembre - secondo Mazzucchi la posizione è la stessa: «Certo gli stili che abbiamo scelto sono decisamente diversi».