Storia del libraio che non c’è più

Blulibri, Kolibri e il declino delle piccole librerie. O arriverà presto “la fine” dei libri?


di Paolo Mantovan


TRENTO. La piccole librerie indipendenti, quelle che per anni hanno resistito, col sorriso che pian piano si trasforma in una smorfia, cominciano a cedere anche qui. Vedi la sorte di Kolibri a Bolzano e Blulibri a Rovereto. Ma è crisi di piccoli negozi di libri o dietro c’è anche un a crisi del libro? Sì, del libro.

Stiamo assistendo “solo” alla fine delle piccole librerie indipendenti o c’è qualcosa di più? Sono in crisi le librerie o è in crisi il libro? Il libro non come bene di “consumo”, intendo, ma come strumento di costruzione della cultura del presente. Mentre a Bolzano Kolibri ha già finito la svendita, a Rovereto c’è Blulibri che annuncia la chiusura a breve. Kolibri aveva dodicimila volumi, Blulibri ne ha trentamila. Un trionfo di libri. Che svanisce. Un destino che riguarda tantissime altre piccole librerie d’Italia, d’Europa, del mondo. Di fronte all’ormai sempre più vicina scomparsa dei librai (che poi sono già praticamente spariti, “uccisi” dalle logiche delle grandi case editrici - o vendi almeno un tot dei loro libri oppure non ti forniscono più nulla e così ti strangolano) cresce l’offerta di internet, il fai da te di Amazon, che ti consiglia, ti spiega, ti manda tutto a casa, e che tu sia uno sprovveduto o un intellettuale ti rende comunque autonomo. E intanto cresce anche il selfpublishing, tutti sono ormai degli “scrittori” o presunti tali, così come tutti sanno fotografare e soprattutto fare autoritratti: quanti milioni di “selfies”, di autoritratti in foto avremo visto negli ultimi anni scorrendo flickr o instagram? E poi c’è il mercato, il benedetto-maledetto mercato, che i libri - quelli di grido - te li porta al super-mercato, proprio quelli che ha presentato (con l’autore felice) Fabio Fazio in tv. E se per qualcuno è dolce naufragar in questo mare, per altri è fonte di frustrazione, è la sensazione che ormai sia un proliferare di libri di serie B, che non ci sia una zattera su cui salvarsi. O forse stiamo cambiando anche noi, alla velocità della luce, e il libro è soltanto una delle tante vittime.

«È vero - dice . Danilo Fenner, giornalista, che fu uno dei fondatori di Blulibri (poi passata di mano) - ormai il libro è diventato per lo più un intrattenimento deve “divertire”. Una volta c’erano i libri da spiaggia, adesso sono libri per tutto l’anno: fanno cassetta per un po’, salvo poi essere dimenticati». E così ci sono le stagioni del Codice da Vinci o di Fabio Volo. «Sì - riprende Fenner - ma è cambiato anche il cliente. Chi ha più tempo per passare in libreria e fermarsi un’ora a discutere di libri o a farsi consigliare, come si faceva un tempo con Ulisse Marzatico?». Adesso non c’è più Ulisse, ma c’è anche un “nuovo” lettore. Che preferisce il fastfood. Anche Thomas Kager, direttore editoriale di Raetia, vede nero ma qualche speranza comunque la coltiva. «Siamo in un cambio epocale: con l’ebook e tutte queste possibilità di selfpublishing, con tutti questi volumi pubblicati, abbiamo una grandissima produzione, tanto movimento, ma anche il rovescio di una crisi che io definisco “psicologica”. Si è persa la fiducia su come si va avanti, anche gli enti che sostenevano i libri di qualità o le piccole case editrici ora si chiedono se valga la pena investire su un mondo che crolla. A Bolzano e in regione, per ora, la crisi la sentiamo ma non così fortemente come nelle grandi città». Però ormai è cambiato il lettore: è un consumatore. «Sì - ribadisce Kager - Il problema è che il “consumatore” va su Amazon e poi magari rimpiange Kolibri, Blulibri. Però deve capire che è lui a scegliere il destino delle piccole librerie. Ecco, quello che manca nel mondo dei libri è qualcosa di corrispondente a ciò che avviene nel mondo alimentare, dove è maturata anche nel consumatore la volontà di scegliere anche a chilometri zero, di valutare la tipicità del prodotto, di valorizzare i patrimoni locali o di pregio». Ma se l’ebook va veloce e via via conquista grandi fette di mercato, bisogna cominciare ad essere ottimisti oppure il libro come protagonista del cambiamento e della diffusione della cultura si sta inaridendo in puro consumo di divertissement? «Io sono passato all’ebook con grande travaglio - ci confida Carlo Martinelli, giornalista e autore di libri, che da vent’anni cura la pagina dei libri su questo giornale - ma continuo a cercare il libro che conta, che vale. Però è verissimo: internet ha tolto centralità al libro. Ora è fantastico: vado su google e trovo tutto subito, ma si è formata insieme un’enorme bolla, dove non c’è più gerarchia, non c’è ordine, e per fare le tue scelte ti fidi di un estratto, di un capitoletto che le case editrici ti inviano». Un po’ come i trailers per i film, no? Anzi, a volte sono più belli proprio i trailers, perché hanno la capacità di giocare tante immagini, atmosfere ed emozioni in pochi secondi, il tempo giusto per restare concentrati... «Proprio così - riprende Martinelli - è tutto uno spot dentro una marmellata gigantesca. Ma ciò che avviene al libro è il sintomo, o se preferite, il segnale, di come noi stiamo cambiando».

E mentre cambiamo, il libro perde peso.













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