Sparo in piena notte: colpita un’automobile
Cacciatore arrestato per la detenzione di armi e munizioni. Nessuna accusa per il proiettile trovato nell’auto dei vicini: spedito al Ris
TRENTO. Un botto nella notte, simile ad un petardo. I residenti nella palazzina sono a letto: capiscono solo la mattina dopo, sabato scorso, che a produrlo è stato un colpo di pistola, quando trovano la loro auto con un foro nel portellone posteriore. Il proiettile si era conficcato nel cruscotto dopo avere trapassato anche due sedili della vettura. Un’intimidazione degna della peggiore specie di criminalità organizzata.
Il capofamiglia si rivolge ai carabinieri del paese, un centro della Valsugana, e l’indagine viene affidata all’Aliquota operativa della Compagnia di Borgo. Partendo da quell’episodio, i militari giungono all’indirizzo di un uomo, un 43enne operaio appassionato di caccia: vive nell’abitazione dei genitori, ma ha anche una casa a fianco di quella dove era parcheggiata la vettura danneggiata. Nella prima trovano un revolver 357 Magnum di marca Smith & Wesson, nella soffitta della seconda, in corso di ristrutturazione, altre due pistole calibro 10,35, di marca Bernardelli e modello Bodeo 1889, in dotazione ai carabinieri alla fine dell’Ottocento: pezzi storici da collezionista, ma perfettamente funzionanti.
Nel corso delle perquisizioni spuntano anche 734 munizioni di vario calibro e due baionette per fucili da guerra.
Per l’operaio scatta l’arresto: finisce ai domiciliari con l’accusa di detenzione illegittima di armi da fuoco e di munizioni. Nessun’accusa viene mossa invece per il colpo di pistola esploso contro la vettura: non c’è alcun elemento, allo stato attuale, che porti al 43enne, se non il fatto che avrebbe avuto problemi di vicinato con la famiglia proprietaria della macchina.
I carabinieri hanno inviato l’ogiva che si era conficcata nel cruscotto al Ris di Parma, per capire da quale arma sia stata esplosa. Pur non essendoci contestazioni a suo carico su questo punto, l’operaio, difeso dall’avvocato Michele Busetti, sostiene di non vivere nella casa in corso di ristrutturazione ma presso i genitori, di non essersi trovato sul posto del fatto venerdì sera ma di essere stato a cena con amici, infine di non avere motivi di acredine nei confronti dei vicini.
Quanto invece alle accuse a lui rivolte per la detenzione delle armi, l’uomo, che è anche (legittimo) proprietario di 11 fucili da caccia, è comparso ieri mattina davanti al giudice per il processo per direttissima. Si è difeso dicendo che le due pistole storiche erano dei suoi avi e di non essersi neppure ricordato di averle, mentre ha ammesso di avere ricevuto la 357 Magnum da un conoscente aggiungendo di essersi dimenticato di denunciarla.
Dopo la convalida dell’arresto, il giudice ha disposto che il cacciatore si presenti nella caserma dei carabinieri del paese una volta alla settimana, concedendo la messa alla prova e disponendo il rinvio dell’udienza al 13 settembre.