Si infilano nei cassonetti per recuperare abiti usati
Sempre più persone vanno a rovistare, con il rischio di rimanere intrappolate, nei contenitori. La protesta di Berté: se hanno bisogno vadano alla Caritas
ROVERETO. Rovistare nei cassonetti per la raccolta vestiti è reato. Lo ricorda il consigliere circoscrizionale Daniele Bertè, che punta il dito in particolare sui sinti, che sarebbero a suo dire la fetta di popolazione più abituata a "rifornirsi" in questi cassonetti.
Non è poi così raro vedere persone rovistare nei bidoni dedicati alla raccolta vestiti; talvolta queste azzardano manovre assai pericolose, come quella di sporgersi per metà all'interno del contenitore, con i piedi penzoloni all'esterno. Finire dentro nel contenitore non sarebbe simpatico: si rischierebbe di rimanere intrappolati, o di farsi seriamente male.
«Vorrei segnalare che chi si appropria di beni abbandonati nei cassonetti commette un reato - afferma Daniele Bertè - perché il bene, nel momento in cui viene gettato nel cassonetto, diventa di proprietà comunale e se io lo sottraggo, commetto un furto. C'è chi si è già fatto avanti, ovvero il Codacons che l'8 luglio 2013 depositò addirittura un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro chi rovistava nei cassonetti e contestualmente inviò una diffida al Comune di Roma affinché vigilasse maggiormente in proposito». Per Bertè inoltre questa abitudine a rovistare nei cassonetti è una forma di degrado inaccettabile.
«Accettiamo tutte le ordinanze, tutte le sanzioni amministrative o penali ma queste sono sempre rivolte a noi perdio. Vengono fatte verso chi si sa che si può riscuotere il denaro. Si veda parcheggi prima senza orario di sosta e ora con orario di sosta». Il consigliere circoscrizionale attacca in particolare i sinti, che sarebbero secondo lui le persone più abituate a rovistare. «Ai nomadi per il 2015 sono state stanziate molte risorse del bilancio comunale. Se hanno bisogno di un vestito vadano alla Caritas». (m.s.)
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