«Serve una patrimoniale trentina»
La proposta di Burli: il governo l'ha cancellata, allora facciamola noi
TRENTO. Da Arcore la manovra finanziaria è uscita senza patrimoniale. Così il segretario generale della Cgil trentina, Paolo Burli, lancia la sfida al governatore Dellai. «Facciamola noi, qui in Trentino». Un contributo di solidarietà per i 4.530 trentini che hanno un reddito annuo superiore ai 90.000 euro. «Molti ricchi - spiega Burli - hanno già espresso la loro disponibilità».
Davanti ad una sala della cooperazione gremita, con oltre 450 delegati presenti, il leader della Cgil del Trentino non si è limitato ad illustrare i motivi dello sciopero generale previsto per martedì 6 settembre con una manifestazione di piazza anche a Trento. Burli, infatti, ha lanciato la proposta di una patrimoniale in salsa trentina. Un breve passaggio nella sua appassionata relazione, poi approfondito al termine dell'assemblea.
«La patrimoniale era necessaria, una delle poche cose giuste all'interno della manovra. Poi, all'improvviso, è stata cancellata. Allora dico: facciamola noi in Trentino. Prevediamo un contributo di solidarietà straordinario che vada a creare un fondo finalizzato all'occupazione giovanile. Nella nostra provincia - ha continuato il segretario generale - c'è una grande coesione sociale e molti trentini ricchi, dimostrando serietà e responsabilità, hanno già dato la loro disponibilità nei confronti di un contributo di solidarietà. Credo, quindi, che ci siano le basi per farlo, tassando le grandi ricchezze».
Una proposta interessante, destinata certamente a far discutere. Secondo i dati forniti dall'Agenzia delle entrate di Trento i trentini con più di 90.000 euro annui di reddito sono 4.531. Per loro, quindi, potrebbe arrivare una nuova tassa. Dal contributo di solidarietà all'evasione fiscale, il passo è breve. Burli, infatti, ha ribadito che la Provincia «deve cercare di ottenere la delega sulle entrate per avere un controllo più efficace sulle tasse e contrastare meglio l'evasione».
Il ragionamento si è quindi concentrato sulla manovra nazionale. «I tagli chiesti al Trentino sono ingiustificati. L'autonomia non può essere messa in discussione ogni volta. Il governo ha chiesto un contributo pari a 923 milioni di euro, ovvero il 20% del bilancio provinciale. Un salasso inaccettabile per un territorio che ha difeso un sistema di welfare avanzato e messo in campo politiche di sviluppo che hanno dato risultati positivi. Il patto di Milano - ha tuonato - non significa che Roma possa fare affidamento sulle tasse dei trentini come se fossero un bancomat».
Il segretario trentino ha attaccato duramente la manovra nazionale. «Rischia di scatenare un Far West, un tutti contro tutti. A farne le spese saranno ancora lavoratori dipendenti e pensionati. Non è accettabile. Per questo riempiremo le piazze, anche a Trento, per chiedere al governo di cambiare. Un'altra manovra non solo è possibile, ma è indispensabile. Ci mobilitiamo per questo: abbiamo il dovere morale di scendere in piazza per difendere la nostra storia e per lasciare un'Italia più giusta alle generazioni future». Applausi scroscianti quando è stata tirata in ballo la Chiesa «che deve pagare per gli immobili di sua proprietà». E ancor di più quando sono state nominate Cisl e Uil. «Gli altri sindacati - ha concluso Burli - sono d'accordo con noi sul fatto che la manovra vada cambiata. Chiedo loro, almeno in Trentino, di fare fronte comune per tutelare i lavoratori. D'altra parte, in un momento come questo, o si stava silenti, oppure si decideva di fare qualcosa per cambiare, come abbiamo fatto noi».