“Scripta”: il circolo di appassionati trentini uniti per rompere la “solitudine” dello scrittore
L’ideatrice Maria Vittoria Keller: “Il nostro è uno spazio intimo di condivisione. Non c’è la stessa atmosfera negli incontri online”
LE IMMAGINI DEI PROTAGONISTI: "Condividere senza timidezza le emozioni che imprimiamo sulla carta"
TRENTO. Una piccola comunità in cui tornare ad appropriarsi della parola scritta, strattonata e mortificata nell’attuale clima culturale imposto dai social-network. Anche questo è il progetto “Scripta”, che invita gli amanti della scrittura ad esprimersi creativamente, attraverso la poesia e il racconto, nel corso di incontri sentiti e confidenziali. Prima dell’emergenza sanitaria, il gruppo di “Scripta” si riuniva una volta al mese all’interno dei locali pubblici, ma anche nelle sale di lettura e nei parchi, con l’obiettivo di condividere le proprie creazioni in prosa o in poesia sulla base di un tema concordato volta per volta. Poi, con la pandemia, le interazioni tra i partecipanti si sono trasferite in “remoto”, proseguendo il tentativo di restituire alla parola scritta la sua dimensione di intima bellezza. In sei anni, sono stati circa ottanta gli appassionati di scrittura che hanno preso parte agli incontri, della durata di circa un’ora e a cui partecipa una media di dieci persone per volta. Ne abbiamo parlato con l’ideatrice di “Scripta” Maria Vittoria - "Viky" - Keller, autrice di Trento, che ha spiegato: «È difficile trovare un elemento comune tra i vari partecipanti, hanno età ed interessi molto diversi. Ciò che unisce è semplicemente l'amore verso la scrittura».
Viky, com’è nata l’idea alla base di “Scripta”?
L’attività del gruppo inizia nel 2015 con il nome di “Scripta, l'aperitivo in versi e prosa”. Era stato pensato come un’alternativa al tradizionale aperitivo con spritz e chiacchiere. Ci proponevamo ai vari locali chiedendo uno spazio tranquillo dove confrontare le nostre creazioni. Non era sempre facile coinvolgere i bar perché alcuni non vedevano di buon occhio l’idea di riservare qualche posto alla nostra iniziativa, forse perché la percepivano come anti-economica. Ma abbiamo utilizzato anche le sale di lettura, le sedi di associazioni, i parchi pubblici. Avevamo appena concordato l’utilizzo della biblioteca di Piné, poi è arrivata la pandemia ed abbiamo dovuto fermare tutto.
Come si svolgono gli incontri?
Siamo seduti attorno ad un tavolo ed io faccio da conduttrice della conversazione. Nel mese precedente ai partecipanti viene comunicato il tema dell’incontro attraverso i nostri canali telematici. Do uno spunto, uno stimolo in grado di accendere la creatività e le persone arrivano all’incontro con il loro scritto già preparato. Durante l’incontro hanno cinque minuti per leggere il testo a voce alta. Poi si procede ad un giro di confronto e di commento sui diversi testi, sul tema e sulla forma. In maniera semplice e senza mai dare un giudizio.
Quali sono i temi toccati dal gruppo?
Riguardano soprattutto l’universo emotivo delle persone e i loro sentimenti. Giusto a titolo di esempio, abbiamo toccato il tema della “solitudine”, della “tenerezza”, e molti altri ancora. Altre volte sono gli stessi partecipanti a proporre il tema. Un tema curioso proposto fu “whisky e mani”, un’associazione di parole che fa da molla per dare poi via alla creatività. I testi sono spesso autobiografici e a parità di tematica sono molto diversi e fantasiosi.
Solitamente gli scrittori sono restii a condividere le loro creazioni. Hai trovato un modo per rompere questo “solipsismo”?
Gli scrittori sono timidi e tendono a mettere i loro testi nel cassetto. È questa la ragione per cui negli incontri è prevista la lettura a voce alta del proprio scritto. In alcune occasioni abbiamo coinvolto anche degli attori, realizzando esibizioni di teatro e danza, per dare un valore ancora più coinvolgente alla scrittura. L’obiettivo è quello di rompere la “solitudine” dello scrittore. Nel momento in cui lo scrittore legge il suo testo, il solo fatto di condividerlo trasforma il testo stesso e talvolta lo migliora perché viene pensato anche per la fruizione degli altri. Io stessa partecipo e mi metto in gioco.
In che modo condividere il proprio scritto riesce a modificare l'approccio alla scrittura?
Quando inizi a considerare che c’è qualcuno che ti legge, anche la forma cambia. Avere uno spazio intimo di condivisione aiuta a esprimersi con maggiore compiutezza. Alcuni partecipanti che all’inizio scrivevano una sola frase, ora scrivono una pagina e mezza. Ed anche la loro lettura è migliorata perché danno la giusta intonazione e il giusto ritmo. Però non diamo voti e non puntiamo ad una lettura spettacolarizzata, diamo solo maggior peso alle parole.
L’uso dei social-network ha reso semplice potersi esprimere con la parola scritta. Ma online le parole sono spesso piene di odio e derisione. Secondo te, i social sono un ambiente adeguato all’espressione creativa?
Esprimersi creativamente e poeticamente sui social è complicato. Sono “ambienti” che stimolano i commenti violenti e irrispettosi. Sembra che sui social tutti debbano commentare tutto a tutti i costi. I “troll” non hanno rispetto per l’impegno di chi mette la sua anima nelle sue creazioni e questo può causare ansia e disagio nelle persone più sensibili. Probabilmente i social-network non sono il posto per la letteratura, mi viene da pensare che è più utile non essere sui social che esserci. Anche per questo come gruppo usiamo i social quasi esclusivamente per informazioni “di servizio”, per informare gli utenti sulle nostre iniziative.
Dopo un anno di emergenza sanitaria, che impatto ha avuto la pandemia sulle attività di “Scripta”?
È un anno complicato per le iniziative culturali ed è difficile coinvolgere le persone. Anche alcuni partecipanti molto affezionati stentano a prendere parte agli incontri online, perché non c’è la stessa atmosfera di condivisione. In ogni caso continuiamo a proporre gli incontri in remoto, almeno fino a quando non si potrà ricominciare a vederci di persona.