l’anniversario

Trento, i quarant’anni dalla grande nevicata del 1985

Quattro giorni in cui scese un metro e mezzo di neve in città: giorni che nessuno ha dimenticato. Il racconto in immagini dei fotografi


di Claudio Libera


TRENTO. Mentre oggi, 9 gennaio 2025, qui a Trento fuori piove, 40 anni fa, senza grandi proclami, la neve cominciò a cadere in Piemonte e Lombardia la sera del 13. Il giorno successivo, 14 gennaio, raggiunse il Trentino Alto Adige e poi non smise più per quattro giorni: a Trento ne caddero mediamente 147 centimetri. E tutto o quasi si paralizzò e chi si muoveva lo faceva in un paesaggio inizialmente da cartolina che poi col passare del tempo divenne molto meno romantico.

Durante le feste natalizie a cavallo tra il 1984 e l’85, un’ondata di freddo terribile congelò l’alta Italia in seguito alla combinazione di due aree cicloniche, una proveniente dall’Artico ed una dall’Atlantico. A Trento il grande freddo fu davvero terribile; per due settimane si ebbero in Trentino temperature oscillanti dai 17 ai 18 gradi sotto lo zero, mentre in Val Padana - e perfino a Firenze - le temperature scesero fino a -20 gradi. Il fiume Adige cominciò a trasportare grossi lastroni di ghiaccio che poi si bloccarono lasciando scorrere l’acqua solo sotto.

Furono proprio quei giorni di gelo polare a preparare il terreno per la grande nevicata. Con il suolo congelato fino in profondità, la neve non ebbe alcun modo di sciogliersi e quindi pensò solo ad accumularsi. Il Comune di Trento attivò tutti i mezzi sgombraneve di cui disponeva, arrivarono agricoltori e contadini, nonché titolari di imprese edili con le ruspe ma il problema - che apparve quasi da subito notevole - fu quello del non saper più dove accumulare la neve asportata dalle strade.

Si decise così di “utilizzare” piazza Duomo e le altre piazze della città come depositi che in alcuni punti superavano di gran lunga i 5/6 metri di altezza e divennero piste da slitta per i bambini. Quando fu possibile, poi la neve venne sgomberata dalle piazze, e gettata in Adigetto nella zona sud della città. In centro si iniziava così a potersi muovere mentre fuori dal quadrilatero centrale le vie rimanevano impraticabili per le tantissime automobili rimaste sepolte dalle neve. La proposta di spostarle in centro per consentire la pulizie delle strade venne respinta dall’amministrazione comunale.

Per quanto riguarda la vita dei giornali, la redazione dell’Alto Adige (il Trentino era di là da venire) era in quei mesi dislocata in via Oriola, sede provvisoria a pian terreno perché la sede storica di piazza Lodron 1 era interessata da lavori di ristrutturazione. Altri colleghi erano dislocati nell’ufficio di distribuzione di Silvio Chini, che all’epoca oltre al nostro giornale, distribuiva i nazionali, su tutti la Gazzetta dello Sport. Il problema era che le notizie dalle valli arrivavano a Trento con il “fuorisacco”, con i fogli scritti dai corrispondenti e con le relative fotografie. Pagine che poi sarebbero state inviate per fax alla tipografia di Bolzano mentre tutto il resto, soprattutto le immagini, venivano spedite con lo stesso mezzo a Bolzano ma con il treno delle 19.30, circa.

Impossibile far arrivare a Trento le notizie via corriera, quindi ci si arrangiava come si poteva con telefonate e soprattutto occupando le pagine dedicate alle valli dalle cronache e dalle immagini cittadine. Lo schianto di alberi, di tetti e di capannoni era cronaca usuale; il gelo spaccò pietre e manufatti; il traffico ferroviario fu bloccato dalla caduta delle linee elettriche. Al cimitero monumentale di Trento furono sospesi i funerali poiché le fosse, già scavate, si erano riempite di neve prima e d’acqua poi. Passato il momento più difficili e trascorsi i giorni necessari alla pulizia dei viali, il ricordo va all’occasione dell’ultimo saluto ad una persona cara; distante, discreto, quasi nascosto, c’era il grande fotografo, esploratore, uomo di montagna Rolly Marchi, che scattava in bianco e nero. Ritraeva nel bianco della neve il nero delle figure in fila indiana dietro ai furgoni. Nel 2015, come in questi giorni, in sala della Tromba di via Cavour venne inaugurata la mostra fotografica “Cronaca Bianca”.

Grazie ad una serie di foto della nevicata di trent’anni prima, quell’episodio venne rivisto con gli occhi dei giornali che all'epoca rappresentavano l'editoria locale: Alto Adige, L’Adige e Vita Trentina e dei fotografi Claudio Libera, Dino Panato, Giorgio Rossi, Roberto Bernardinatti, Gianni Zotta e da Sergio Perdomi, Fratelli Pedrotti, Flavio Faganello, Claudio Rensi. La mostra nacque da un’idea di Alessandro Cagol e Roberto Bernardinatti. E fu un successo enorme.

 













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