Roma non molla la presa impugnata un’altra legge

Davanti alla Consulta anche le ultime modifiche al testo sui lavori pubblici Il Consiglio dei ministri presieduto dall’“amico” Giarda. La replica: aspetti tecnici



TRENTO. Anche con il premier Monti all’estero, la musica non cambia: tra Roma e Trento la diffidenza rimane. E si concretizza nuovamente nell’impugnativa da parte del governo di una legge provinciale. Ancora una volta a decidere sarà dunque la Corte costituzionale. Ieri è toccato alla legge 18 del 3 agosto di quest’anno, leggina di pochi articoli che apportava modifiche marginali a una serie di altri cinque provvedimenti legislativi precedenti, in particolare il testo del lontano 1993 sui lavori pubblici. A presiedere il Consiglio dei ministri era ieri mattina Piero Giarda, titolare dei rapporti con il Parlamento, nella veste di ministro più anziano: ironia della sorte, proprio colui che fino allo scorso anno presiedeva Cassa del Trentino e il Comitato per la finanza locale della Provincia. Sobria ma ultimativa la ragione dell’impugnativa: la legge provinciale, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi «contiene alcune disposizioni in contrasto con le norme statali in materia di ordinamento civile e di tutela della concorrenza». Non è stato facile per gli uffici di Piazza Dante capire a che cosa facesse riferimento il governo. Solo a pomeriggio inoltrato, dopo lunghi contatti con Roma, l’interpretazione da parte della Provincia: i rilievi riguardano «esclusivamente aspetti tecnici», relativi solo alla disciplina dei lavori pubblici, modificata appunto dalla legge 18. Si tratta di aspetti «di mero dettaglio - fa sapere ancora la Provincia - connessi alla determinazione della base di gara sugli incarichi di progettazione, ai bandi tipo e alle offerte anomale».

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