Robol saluta Grigolli: «Fu un vero politico»
Il ricordo del compagno di partito: «Uomo di cultura dal forte impegno civile Realista ma con l’occhio rivolto alla modernità. Abile nell’appianare i contrasti»
TRENTO. È un Alberto Robol misurato, ormai estraneo ai giochi politici, quasi schivo. Ma di Giorgio Grigolli parla volentieri, con stima anche se non con passione. In questa intervista non l'ha mai definito un suo maestro, mai vi si è riferito con un confidenziale “Giorgio” come è vezzo abbastanza consueto per certi amici o supposti tali del medesimo partito. Diciotto anni di differenza d'età e una formazione culturale del tutto diversa ma non contrapposta, - Grigolli laureato in giurisprudenza e Robol laureato in filosofia, il primo molto asciutto nell'eloquio il secondo molto più brillante - non sono cosa da poco.
Alberto Robol ha sempre visto e ammirato Giorgio Grigolli prima con gli occhi di giovane aspirante politico, poi di consigliere regionale e provinciale, di capogruppo democristiano, quindi con quelli di senatore della Repubblica e di membro della commissione difesa. Ma, al di là della comune partecipazione al medesimo partito, la Democrazia cristiana, Alberto Robol, adesso, insiste, in particolare, sull'uomo Giorgio Grigolli più che sul politico, più sull'uomo dal forte impegno civile che non quello della sua prima professione di giornalista e direttore di un quotidiano.
Meglio il Grigolli giornalista o il Grigolli politico?
Di Grigolli giornalista non posso e non voglio commentare nulla. Desidero invece confessare tutto il mio disappunto quando sento dire che era un giornalista prestato alla politica. Niente di più sbagliato.
Quali le ragioni di un giudizio così netto?
Giorgio Grigolli era un uomo di cultura, non un cronista. Era un politico a tutto tondo e non un semplice osservatore, interprete e comunicatore della realtà.
Era più prudente o intelligente? Più realista o moderno?
Domanda legittima con una risposta soltanto apparentemente in linguaggio politichese, ma che invece con Giorgio Grigolli è d'obbligo. Voglio cioè dire che era un uomo realista con l'occhio rivolto alla modernità.
È un giudizio che collima con la sua apertura socio-politica della metà degli anni Settanta a fonte delle rivendicazioni femminili. Fu presidente della prima consulta femminile.
Non ricordo con precisione questo suo specifico ruolo, ma questo ricordo non fa che giustificare il mio precedente giudizio.
Meglio come mediatore della politica o come suo architetto?
Teniamo presente che per dieci anni è stato presidente della giunta regionale e poi, con il passaggio alla Provincia autonoma, presidente della Giunta provinciale. È molto difficile scindere i due ruoli perché si intrecciano.
Seppe mediare molto e molto bene mettendo d'accordo sindacati e imprenditori in alcune vertenze. Ad esempio con la Laverda …
Non c'è dubbio che ebbe un ruolo importante per appianare molti contrasti.
E come segretario della Democrazia cristiana?
È stato un uomo di partito in un periodo di forte contrapposizione tra la corrente dorotea di Flaminio Piccoli e quella di Bruno Kessler. È stato il numero due della corrente di Piccoli.
Spostiamo l'attenzione su Giorgio Grigolli sportivo e, addirittura, in certe occasioni, tifoso. È stato presidente del Trento Calcio...
Basti dire che il miglior periodo dirigenziale e quindi agonistico del Calcio Trento fu quello in cui lui fu il presidente.
Concludendo?
Concludendo c'è da sottolineare che Giorgio Grigolli appartiene alla politica con la “P” maiuscola. Il suo - ma la mia non deve essere considerata retorica - è sempre stato un forte impegno civile supportato dalla intelligenza e dalla cultura. Insomma, un vero politico.