Riva del Garda: il deposito che si trasforma in un lago

Acqua alta nell'interrato: il giudice civile stabilirà di chi è la colpa



RIVA. Anche quest'autunno piovosissimo sta dimostrando (è un problema di vecchia data) che l'interrato del grande centro artigianale «Sant'Alessandro» non è in grado di sopportare la spinta della falda, innalzata dall'aumento delle precipitazioni e dalla conseguente, inarrestabile pressione. Così - come già nel novembre del 2008 - l'acqua è entrata copiosa nei vasti locali posti ben sotto il livello stradale. Ennio Perini, che col magazzino della sua officina occupa «operativamente» più di un quarto dello stesso interrato (il resto è sostanzialmente inutilizzato), ha già messo in moto le pompe. Ma ancora una volta è una lotta vana: nell'acquitrino non si può lavorare, nè tantomeno conservare materiali. In compenso c'è una novità importante: sarà il giudice civile, nei prossimi mesi, a stabilire di chi è la responsabilità di questi paurosi allagamenti. E quindi a sentenziare chi dovrà pagare gli imponenti lavori di messa in sicurezza dell'interrato - del valore di non meno di un milione di euro - e chi i danni che, soprattutto Perini, sostiene d'aver subito negli anni (altri 7-800mila euro). E' una causa civile sostanziosa e complicata, dunque. Che dovrà chiarire se in quella costruzione (il grande edificio a L all'incrocio tra la provinciale di San Giorgio e la strada Grez-S.Alessandro) hanno sbagliato il progettista (che è l'architetto Diego Guerreschi), il costruttore (la Santoni Costruzioni) o la società committente (la Silver srl di Paolo Maino, Giancarlo Lotti e Paolo Pederzolli). Oppure - tutto è possibile - se non ci sono responsabilità di sorta.  Di certo c'è che le prime mosse della vertenza - avviata all'inizio del 2008 sia da Ennio Perini che dal «condominio artigianale» (le imprese Zandonella, Leonardi e la stessa Silver srl, che detenendo ancora gran parte dell'interrato è a sua volta tra i «danneggiati»: tutti insieme rappresentati dall'amministratore Luigi di Bacco) - hanno segnato dei grossi punti a vantaggio di chi chiede la regolarizzazione di una costruzione nata male.  L'accertamento tecnico preventivo eseguito dal geometra Roberto Malesardi su incarico del magistrato del Tribunale di Rovereto ha infatti indicato alcuni punti fermi molto interessanti.  Primo. Nella costruzione del centro artigianale sarebbe stata disattesa la raccomandazione del geologo Vincenzo Ceschini che, incaricato di una perizia preventiva, raccomandava di mantenere il piano d'appoggio delle fondazioni a non più di due metri di profondità, così da non intercettare la falda. La costruzione, invece, è scesa sotto terra di 4 metri e 20. In poche parole: s'è messa il sedere nelle pedate.  Secondo. Gli allagamenti - dice ancora il consulente - in assenza di correttivi, potranno ripetersi senza essere considerati eventi eccezionali.  Terzo. Il costo dell'intervento di ripristino di uno stato di sicurezza dello stabile interrato è stimabile in circa un milione e 200mila euro. Una cifra considerevole.  L'accertamento tecnico preventivo sarà il punto di partenza di questa causa complessa che comincerà ad essere discussa il prossimo febbraio. Non mancheranno altre perizie e forse colpi di scena. I committenti della Silver - ad esempio - figurano come presunti responsabili, ma anche come presunte «vittime» (visto che sono tra i condòmini che chiedono giustizia). Non è dunque da escludere che a catena ogni parte chiami in causa l'altra: dal progettista al costruttore, dal costruttore ai committenti. E tutti insieme - per quanto riguarda le spese in solido - le assicurazioni. Di certo c'è che a stabilire perchè 4000 metri quadrati di un prestigioso centro artigianale di Riva siano inutilizzabili perchè a rischio «annegamento», sarà la magistratura. E qualcuno dovrà pagare.

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