«Riapriamo il Garda ai motoscafi»

Un migliaio di rivani ha già firmato la petizione popolare di Facincani



RIVA. Nè per nostalgia nè per amore del lusso. E tantomeno per spregio all'ambiente: solo per buon senso. Perchè con la crisi che morde la convinzione che non si possa rinunciare ad una fetta di potenziali turisti solo per una questione di principio, è generalizzata. Tanto che la petizione popolare che chiede il parziale ritorno della navigazione a motore per le barche da diporto sul Garda trentino è stata firmata in pochi giorni da un migliaio di persone. Di ogni età, professione ed estrazione sociale. Dai pensionati del circolo agli imprenditori, dai baristi e albergatori agli impiegati.

A cercare bene tra il malloppo di fogli raccolti e custoditi sotto la cassa di un bar del centro storico, si trovano anche i nomi di una pattuglia trasversale di politici rivani e provinciali, come ci si trovano molti di coloro che 30 anni fa appoggiarono apertamente la «Legge Malossini»: il bando dei motori.

«Sono cambiate le condizioni economiche - spiega il promotore dell'iniziativa, Gino Facincani - ma anche lo scenario del turismo. E poi sono passati quasi 30 anni: quello che allora pareva certo, e cioè che il Trentino facesse da apripista per essere seguito da Veneto e Lombardia, si è rivelato un'illusione. Oggi le acque anche di Riva sono inquinate dal traffico di motoscafi e gommoni di tutto il resto del lago: il 90 per cento, dove la navigazione a motore è consentita. Ma a Riva resta il danno evidente di escludere con motoscafi e barche private una fetta di turisti importante. Perchè con capacità e disponibilità di spesa notevoli. Non è un turismo di massa, d'accordo. Ma per ristoratori e negozianti potrebbero essere clienti preziosi. A maggior ragione per la ricettività di alto livello, come il Lido. Oggi quelle persone disertano l'alto Garda perchè irraggiungibile in motoscafo. E vanno a Garda, Sirmione, Malcesine. E Riva ha la parte più bella del Lago».
Le critiche saranno di due tipi: la difficile convivenza con surf e velisti e la necessità di tutelare l'ambiente. «Non proponiamo di eliminare il divieto, ma solo di aprire un corridoio che renda raggiungibile Riva anche dal lago. E magari realizzare dei pontili galleggianti di ormeggio - se si ritiene, anche solo stagionali - per permettere a chi arriva in motoscafo di attraccare. Regolamentando la navigazione, nel Garda c'è posto sia per i motoscafi che per barche a vela e surf. In Trentino come a Navene».

«L'ambiente - aggiunge l'ex presidente della Regione Franco Tretter, che ha aderito alla campagna e collaborato alla raccolta firme - è fondamentale per il Trentino: ho dedicato 30 anni a ribadirlo. Ma sono gli uomini e le loro attività a mantenerlo in vita, sul lago come sulle montagne. Oggi Riva si tiene i danni e le beffe. Oltre a essere ingiusto non è nemmeno sensato. Se tutto il lago bandisse i motori, saremmo i primi a fare un passo indietro. Ma non lo ha fatto e non lo farà».













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