il dibattito

«Qui governate bene: autonomia garantita»

Le rassicurazioni del sottosegretario De Vincenti a Rossi e Kompatscher Ma il governatore avvisa Renzi: «Se necessario, pronti a marciare da soli»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. La cosa più importante, quella che Rossi e Kompatscher aspettavano in religioso silenzio, occhi bassi e mani giunte, l'ha detta Claudio De Vincenti. Il più sottosegretario di tutti. Quello che sta alla destra di Renzi, che sente quello che sente il premier e pensa pure come lui: «Qui l'autonomia non è affatto provvisoria. E non solo perché amministrate bene. Ma perché avete una storia e anche per questo resterete sempre un po' più speciali delle altre». Ecco quello che intendevano Ugo e Arno quando parlavano, giusto un paio di giorni fa, di "rapporto fiduciario" con Renzi. Lo dicevano loro. Adesso che lo dice il sottosegretario alla presidenza del consiglio cambia poco sul fronte del benessere sostanziale del rapporto ma è sempre bene sentirsele (riba)dire certe cose. Soprattutto in un momento in cui si discute di Senato delle regioni, di riforma del titolo quinto della Costituzione e si assiste all'assalto a quello che resta di un futuro federale.

E questo è uscito ieri da un dibattito voluto dall'"Alto Adige" per i suoi 70 anni. Non un dibattito come tanti. Ma un luogo dove si potevano fare domande ("L'autonomia è provvisoria? " il titolo) ma anche, finalmente, avere delle risposte. E queste sono arrivate. Perché il tavolo (moderato da Paolo Mantovan) ha tenuto insieme chi l'autonomia l’amministra (i due governatori), chi la governa dall'alto (De Vincenti), chi la critica dal basso (il governatore della Toscana Enrico Rossi) e chi tenta di accompagnarne gli sviluppi istituzionali (il senatore Francesco Palermo). C'erano tutti quelli che ci dovevano essere. Perché anche sentire quello che pensano di noi delle persone serie come il governatore della Toscana (Pd non strettamente renziano) fa capire in che direzione servirebbe muoversi. «Non dovete mettervi solo in difesa di quello che avete ottenuto - ha detto in sintesi Enrico Rossi- ma accettare di discutere assieme alle regioni ordinarie il futuro delle possibili autonomie nel loro complesso. Confrontarvi sui costi standard, sulle ripartizioni, sui livelli di assistenza sanitaria». L'invito era un invito a sporcarsi le mani. A ribattere e rilanciare. A non stare solo in difesa. Al che Kompatscher ha pescato dal suo repertorio di immagini una metafora calcistica: «Noi non vogliamo fare i difensori. Men che meno i portieri. Ci siamo piazzati a centrocampo. E magari, in futuro, possiamo fare anche i numeri 10. I registi».

Intendeva: mostrare alle ordinarie come si conquistano livelli di autonomia crescenti. E intanto regalava a Enrico Rossi il libro della Melandri sulle tante diversità sudtirolesi. «Perché qui abbiamo lavorato - ha aggiunto Ugo Rossi - e basta vedere la quantità di competenze presenti nei primi incontri statutari e quelle che abbiamo ottenuto fin qui. Non è stato facile, è questo che voglio dire. E le mani ce la siamo sempre sporcate. Accettando tavoli di confronto a tutti i livelli». Come quelli di Milano e poi di Roma che hanno portato le due Provincie a partecipare con centinaia di milioni ai risparmi dello Stato: «Quasi il 30% del nostro bilancio - ha chiarito il governatore trentino - perché il problema, adesso, non deve essere più far scendere il livello qualitativo delle speciali ma far salire fin che è possibile quello delle ordinarie. Giochiamo al rialzo, non al ribasso».

E non facciamoci prendere solo dall'invidia. Il senatore Francesco Palermo, a sua volta, ha mostrato come tutto questo non è e non sarà facile: «In parlamento a sentire quello che dicono e pensano molti fuori dalla nostra regione, si ha l'impressione di un dibattito che corra in parallelo senza incontrarsi mai». Su questo servirà lavorare. Ma anche, ha puntualizzato il senatore, «sulla capacità delle speciali di fare i compiti a casa. Di non avventurarsi in richieste troppo al rialzo e spesso assurde». Che ledono anche l'uniformità del codice civile, ad esempio. Poi, Rossi e Kompatscher hanno toccato il punto: «Parliamo pure di federalismo, confrontiamoci su una devoluzione omogenea tra regioni ma non dimentichiamo mai che autonomia significa soprattutto responsabilità».

«Se federalismo vuole dire dare tutto a tutti, non può funzionare, perché alcune regioni non sono pronte, ma altrove, in Germania, Austria e Svizzera funziona e può funzionare anche da noi», ha sottolineato Kompatscher. Che a Renzi lancia un avviso: «Noi vogliamo sviluppare ancora la nostra autonomia e per farlo andiamo di pari passo col Trentino a cui siamo legati per Statuto e nella Regione, ma se fosse necessario come Provincia di Bolzano potremmo anche marciare da soli, perché c'è un'ulteriore peculiarità che abbiamo, l'ancoraggio internazionale garantito dall'Austria con funzione tutrice».

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