Quattro anni al violentatore

A fine giugno un romeno aveva abusato di una trentenne all’interno dell’ex macello cittadino



ROVERETO. Quattro anni di carcere (in abbreviato) per Gheorghe Moldovan, il cittadino romeno di 36 anni accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di una ragazza russa di 30 anni. Ad incastrarlo, le prove schiaccianti raccolte dai carabinieri dell’aliquota operativa di Rovereto e dei Ris di Parma, che avevano ricostruito la sua matrice del dna, ritrovato sopra un materasso dell’ex macello comunale, dove si era consumata la (presunta) violenza. La pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo “ad interim” Valerio Giorgio Davico nell’udienza preliminare di ieri mattina davanti al giudice Riccardo Dies, aveva chiesto una pena più pesante: cinque anni. La parte offesa, invece, non era presente in aula.

La storia si sviluppa fra la fine del giugno scorso e i primi giorni di luglio. La ragazza russa, in compagnia del suo fidanzato italiano, si trova nei giardini davanti alla stazione dei treni. E' il pomeriggio tardo. I due stanno bevendo alcolici. Alla coppia si unisce un gruppo di stranieri, tutti uomini. Condividono l'alcol, la serata s'accende. Ma prende la "piega" sbagliata. All'improvviso, una discussione fra gli ultimi arrivati e il suo compagno. Il quale viene colpito da un pugno al volto e messo fuori gioco. Un'ambulanza lo trasporta in ospedale, mentre la ragazza resta ai giardini. Arrivano i carabinieri che prendono le generalità delle persone che hanno partecipato alla scazzottata. Quando i militari ripartono, la compagnia ricomincia a bere. A questo punto, il clima si surriscalda ancora. L'aggressore allora ci "prova" con la ragazza russa. Ma lei resiste. Gli altri, invece, assistono impassibili. Ancora alcol, l'uomo passa di nuovo al contrattacco. Vince le resistenze della ragazza e la trascina (per quasi un chilometro di strada) all'interno dell'ex macello comunale, struttura fatiscente, ricovero (all'epoca dei fatti) di senza tetto e disperati. Su un materasso la (presunta) violenza. La vittima non racconta subito la violenza, ma aspetta qualche giorno. Poi va in ospedale e racconta l’aggressione. Scattano subito le indagini dei carabinieri dell’aliquota operativa che raccolgono vari reperti nella stanza dell’ex macello. Poi la comparazione dei Ris di Parma. E ieri, infine, il processo e la condanna. (n.f.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano