«Punto d’Incontro in Cristo Re: chi protesta venga a conoscerci. Apriamo le porte a chi è ai margini»
La struttura di accoglienza risponde così al volantino di protesta diffuso da alcuni residenti. Il sindaco Franco Ianeselli: «Si insinua il dubbio che il trasloco potrebbe essere definitivo, cosa non vera. I senza dimora non portano degrado. Seguiamo l’esempio di don Guido Avi» (foto inviata da Punto d'Incontro)
TRENTO. L’accoglienza al posto della paura. E’ l’invito che il Punto d’Incontro in una nota e il sindaco di Trento Franco Ianeselli su Facebook rivolgono al gruppo di residenti in Cristo Re che ha diffuso un volantino contro il trasferimento temporaneo della struttura di accoglienza alle ex scuole Bellesini, per consentire la ristrutturazione dello stabile di via Travai.
Il volantino – scrivono dal Punto d’Incontro - “contiene una verità e forse anche la soluzione a molte possibili criticità. Nel volantino si legge infatti che lo spostamento di sede a Cristo Re, esporrebbe il quartiere all’interazione degli ospiti del Punto d’Incontro con la microdelinquenza già presente nel rione.
Generalmente accade proprio così: le persone, se vengono lasciate sole, senza risposte, senza umanità, senza accoglienza, senza ascolto, senza un pasto e senza un posto, senza lavoro, senza documenti, senza affetti, se non trovano quindi intorno a loro quartieri e città accoglienti, rischiano di essere consegnate alla clandestinità, all’illegalità, all’emarginazione. E possono rappresentare un problema.
Possiamo insieme lavorare perché ciò non avvenga, ovvero per il risultato opposto. Possiamo insieme evitare che siano lasciate ai margini e “tirarle dentro” la nostra comunità, ascoltando e accogliendo. Potremmo scoprire che le persone che frequentano il Punto d’Incontro non sono un pericolo in quanto tali, ma che anzi portano una ricchezza per noi spesso smarrita: la speranza e l’ottimismo.
Nel preparare ogni giorno un pasto caldo, incontriamo innanzitutto persone, con una strada faticosa da vivere, che cercano uno spiraglio di futuro. Trovare questo spiraglio sicuramente dipende dai nostri ospiti, qualcosa forse dipende da noi e dalla efficacia del nostro lavoro, ma certamente non basta: abbiamo tutti bisogno di uno spazio in cui sentirci almeno un po’ a casa. Ci auguriamo che questo possa realizzarsi in ogni quartiere, in ogni città.
Facciamo quindi un invito all’incontro, rivolto a chiunque voglia conoscerci, condividere le proprie attese, speranze e paure e incontrare le persone che frequentano i nostri spazi; vi aspettiamo volentieri, convinti che dalla conoscenza e dagli incontri si possono sciogliere paure e pregiudizi.»
Anche per noi che siamo al Punto d'incontro ogni giorno è stato ed è così: un cammino quotidiano, che possiamo fare solo insieme”.
Il sindaco Franco Ianeselli ha parole ferme nel rispondere all’iniziativa dei residenti: "Gira in questi giorni una petizione online contro lo spostamento temporaneo del Punto d’incontro alle ex Bellesini. Nell’appello innanzitutto si insinua il dubbio che il trasloco potrebbe essere definitivo, cosa non vera visto che la ristrutturazione dell’edificio di via Travai serve proprio a migliorare i servizi per i senza dimora.
Poi si fa un’equazione pericolosa tra povertà e microcriminalità e infine si paventa il diffondersi del degrado a Cristo Re.
Incontrerò i promotori della petizione nei prossimi giorni, ma vorrei dire fin da subito alcune cose. Oggi a Trento i servizi per senza dimora sono diffusi in tutti i quartieri: in Bolghera (Casa Orlando), in via Santa Croce (Casa Giuseppe), in zona Spalliera (mensa dei Cappuccini), alla Laste (villa Sant’Ignazio), a Trento nord (dormitorio di via Lavisotto), a Ravina (Casa Paola), a Cristo Re (perché le stesse Bellesini attualmente ospitano un dormitorio per senza dimora gestito dal centro Astalli)... Questo elenco (incompleto) dimostra che a Trento non ci sono quartieri ghetto, che le strutture di accoglienza sono diffuse e non portano degrado, che non è la povertà ad essere criminogena: lo è piuttosto l’assenza e di risposte a chi si trova in difficoltà, lo sono la clandestinità e la segregazione. Non è buonismo questo, ma pragmatismo.
Cristo Re è il quartiere di don Guido Avi, 105 anni spesi dalla parte degli ultimi, a prodigarsi in qualche opera di carità. Lui non agitava paure, ma cercava soluzioni e aiutava chiunque bussasse alla sua porta. Credo che anche oggi dovremmo seguire il suo esempio.”