Punti nascita, Patt diviso Il Pd: mozione irricevibile

Confronto dei capigruppo con Rossi e Borgonovo Re, ma la decisione slitta Kaswalder: «La qualità si fa con la casistica». Ma l’Upt non molla



TRENTO. Lo scontro finale sulla chiusura dei punti nascita degli ospedali di valle è rinviato a un vertice di tutta la maggioranza, chiesto ieri dall’assessora alla salute Donata Borgonovo Re. Il centrosinistra autonomista, dove sul tema convivono due linee, ieri ha preso tempo: la mozione dell’Upt (sottoscritta da metà gruppo del Patt, Avanzo, Lozzer, Giuliani, Ossanna, e da Detomas della Ual) non arriverà in aula nella tornata elettorale che si apre oggi, visto l’ostruzionismo che si annuncia sul disegno di legge sul piano socio-sanitario. «Ma il chiarimento non è più rinviabile», ha confermato l’assessora, che nei giorni scorsi non aveva nascosto di essere infuriata per la mozione di maggioranza che chiede di sperimentare in Trentino un progetto pilota di ospedale unico a sedi distaccate, che con la mobilità del personale e la flessibilità organizzativa salvi le sale parto degli ospedali di valle (Cles, Cavalese, Tione e Arco) oggi tutte sotto la soglia dei 500 parti all’anno fissata dall’accordo Stato-Regioni. Una soglia ribadita a più riprese dal ministro della salute Beatrice Lorenzin, alla quale, a fine febbraio, i governatori Rossi e Kompatscher non hanno chiesto deroghe ma una maggiore flessibilità per i punti nascita vicini alla soglia minima di sicurezza.

All’incontro di ieri con il presidente e l’assessora i capigruppo di Upt e Patt, Gianpiero Passamani e Lorenzo Baratter, si sono fatti sostituire da Mario Tonina e Walter Kaswalder. L’Upt non molla la presa. «Vogliamo capire cosa succederà alla sanità in Trentino a 360° - spiegava ieri Passamani - non accetteremo che gli ospedali periferici vengano smantellati pezzo dopo pezzo». A Rossi e Borgonovo, che hanno fatto notare che non si può continuare ad avanzare nuove e diverse richieste al ministero, Passamani replica che «il governatore Kompatscher la sperimentazione l’ha chiesta, perché non possiamo fare altrettanto?».

Ma nella maggioranza convivono posizioni differenti anche nello stesso partito. «La qualità in sanità si fa dove c’è casistica», dice Kaswalder in dissenso dai colleghi di gruppo firmatari della mozione. «Io vengo da una famiglia di medici e l’ho sempre sostenuto, anche di fronte alle proteste nelle valli. Non possiamo rischiare casi come quello della neonata morta a Catania». Secco il giudizio del capogruppo del Pd Alessio Manica: «La mozione di Upt e Patt è irricevibile. Basta coltivare sogni, dobbiamo costruire un nuovo tipo di servizio ospedaliero. Non possiamo chiamarci fuori dalla realtà o avremo l’insurrezione degli altri territori di montagna». (ch.be.)

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