Programmazione europea: tutto in mano alla Deloitte

La ricca partita dei fondi strutturali portata avanti dalla società di consulenza L’ex assessore Salvatori: ma sette anni fa a me bastò il personale provinciale


di Paolo Morando


TRENTO. Sette anni fa, come assessore a programmazione, ricerca e innovazione, fu lui per la Provincia a occuparsi della delicata partita dei fondi strutturali comunitari: esclusi quelli relativi all’agricoltura legati al Piano di sviluppo rurale, mettendo assieme Fse (Fondo sociale europeo) e Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) per il settennato 2007-2014 si trattò di un’operazione da circa 500 milioni di euro, stanziati da Bruxelles in favore del Trentino (via governo) per i più svariati progetti. Oggi che in giunta non siede più da tempo, Gianluca Salvatori assiste con una buona dose di sconcerto a quanto sta facendo la Provincia in vista del nuovo settennato di programmazione europea 2014-2020. Sconcerto motivato per via del suo attuale ruolo di presidente e amministratore delegato di Progetto Manifattura, il centro di innovazione industriale che a Rovereto è in prima linea sui temi della green economy. E che però, spiega, ad oggi non è stato in alcun modo contattata dall’ente pubblico per partecipare alla messa a punto dei progetti da sottoporre a Bruxelles. Una circostanza già di per sé curiosa, se si considera che proprio “Energia e ambiente” è uno dei quattro ambiti fin qui identificati dalla Provincia entro cui sviluppare le proprie proposte. Mentre gli altri tre (vedi in basso a destra) sono “Qualità della vita”, “Agrifood” e “Meccatronica”. «Sono questi i quattro ambiti? Lo apprendo da lei e mi fa piacere saperlo - afferma Salvatori - ma in verità sarebbe stato più ragionevole che venissi informato da chi sta definendo tali aree strategiche. Mentre documenti non ne ho visti e inviti a incontri men che meno». E vale la pena sottolineare come invece lo stesso Salvatori, parole sue, sia già stato contattato da altre due Regioni proprio per collaborare, attraverso Progetto Manifattura, alla stesura dei loro piani europei. Dalla Provincia di Trento invece finora nulla. Ma appunto: chi in Piazza Dante sta predisponendo la pratica? E come lo sta facendo?

Il documento Deloitte. Circola in questi giorni tra le parti interessate alla partita europea, dunque uffici provinciali, categorie economiche, centri di ricerca e quant’altro, un documento di una settantina di pagine, ovviamente in formato slide come richiedono i tempi. È intitolato, burocratese comunitario, “Stato avanzamento percorso di definizione della Smart Specialization Strategy”: elaborato all’inizio dell’anno, e con tanto di avvertenza “Materiale non divulgabile”, contiene un mare di schemi, diagrammi e statistiche impossibile da illustrare qui compiutamente. Il succo sta comunque in un paio di cose: l’indicazione dei quattro assi di cui si è detto, lungo cui sviluppare le proposte su cui ottenere finanziamenti, ma soprattutto un vero e proprio (e preciso) cronoprogramma, con tempi tra l’altro immediati. Entro il 24 gennaio, cioè l’altro ieri, si prevedeva ad esempio la “Condivisione delle priorità tematiche e dei referenti da invitare ai Tavoli di lavoro”. E l’attivazione di questi ultimi, per dire, è indicata a partire dal 27 gennaio, cioè domani, fino al 21 febbraio. Per Salvatori e il suo Progetto Manifattura non è insomma ancora detta l’ultima parola: c’è ancora tempo per contattarlo, se ve ne fosse la volontà. Ad altre realtà però tale documento è già stato compiutamente illustrato. E più avanti vedremo da chi. Ma torniamo al documento. Sul cui frontespizio, oltre all’Aquila provinciale, figura il logo di chi lo ha messo a punto: la società di consulenza Deloitte, già incaricata di costose commesse pubbliche, a partire da quella sulla riorganizzazione dell’intera macchina burocratica provinciale. Nell’agosto 2012 l’allora assessore al personale Gimozzi, rispondendo a un’interrogazione, indicò in 377.800 euro il relativo costo. Piazza Dante le avrebbe insomma affidato anche di stilare per ora la cornice, e magari più avanti anche i contenuti nel dettaglio, del Piano da presentare al governo e a Bruxelles per mettere le mani sui sospirati fondi. Ma è davvero così?

Il ruolo di Trento Rise. Nell’archivio web della Provincia non risultano delibere di incarichi recenti alla Deloitte relativi alle questioni europee. In questo caso invece il committente sembra essere Trento Rise, la società fondata nel 2010 dalle aree Ict della Fondazione Bruno Kessler e del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’informazione dell’Università degli Studi di Trento: sotto a quello della Deloitte figura infatti proprio il logo della società presieduta da Fausto Giunchiglia. E guarda caso Trento Rise dallo scorso autunno è legata alla Deloitte da un contratto importante, conseguenza di un bando per la, testuale, «realizzazione di modelli organizzativi che consentano il trasferimento tecnologico e l’applicazione di soluzioni innovative». Bando “pesante”: 7 milioni e mezzo di euro per i prossimi tre anni. Tanto che, negli scorsi mesi, da più parti (politiche e sindacali: il Movimento 5 Stelle e la Uil, per citare le più importanti) erano stati avanzati rilievi e critiche circa l’opportunità di tale impegno. Comunque sia, qualcuno deve aver pensato che, visto il corposo importo di cui sta beneficiando, forse è meglio che Deloitte si dia da fare anche in questa direzione. Un altro tassello insomma della straordinaria pervasività della società di consulenza: tanto apprezzata in Provincia al punto di aver aperto una sede operativa anche a Trento, al civico 34 della centralissima via Rosmini.

I tempi. Afferma Salvatori che la Provincia si sta muovendo un po’ in ritardo sull’intera partita. Non per colpe solo sue, va detto: al netto delle elezioni dello scorso ottobre, che hanno giocoforza condizionato i collegamenti tra giunta e uffici, gran parte della responsabilità sta infatti in capo a Roma. L’iter è partito ancora due anni fa, con l’invito dell’Unione europea ai governi affinché iniziassero a predisporre le proprie proposte. E il meccanismo prevede un doppio livello di negoziazione: prima la suddivisione del budget comunitario tra gli Stati, già di per sé ovviamente questione non semplice. Poi, a cascata, il riparto della torta tra le Regioni (Province autonome comprese). «Mi risulta che l’Italia sia l’unico Stato, tra i 27 dell’Unione, che ancora non ha inviato la propria proposta a Bruxelles», afferma l’ex assessore provinciale. E infatti proprio alla fine dello scorso anno il presidente della Commissione europea Barroso ha concesso al premier Letta di derogare dal termine previsto, fissato al 31 dicembre 2013. Altri tre mesi quindi per definire strategie e progetti, con le Regioni (tutte, non solo il Trentino) costrette ora a fare i salti mortali per rispettare i tempi. E per non perdere così la possibilità di accedere alle risorse europee, cospicue soprattutto di questi tempi: per l’Italia in complesso si tratta di oltre 31 miliardi di euro.

Il “trio” provinciale. A presentare alle controparti il documento Deloitte per conto della Provincia è in questi giorni un terzetto almeno per due terzi ampiamente sbilanciato sul fronte Ict. Lo guida Marco Tomasi, l’ex dirigente generale del Dipartimento della Conoscenza a cui il presidente Ugo Rossi ha da poco affidato un nuovo incarico, quello di responsabile del Progetto per l’innovazione, lo sviluppo Ict e l’organizzazione del sistema provinciale, incardinato presso la Direzione generale. Con lui Nicoletta Clauser, dirigente del Servizio Europa a cui fanno effettivamente capo i due uffici Fondi strutturali e progetti europei e Fondo sociale europeo. Infine Isabella Bressan di Informatica Trentina, fino a pochi mesi fa però dirigente provinciale a contratto dell’Incarico speciale in materia di innovazione. E, per inciso, moglie dello stesso presidente di Trento Rise Giunchiglia: circostanza questa pure a suo tempo al centro di polemiche, visto che tra le altre cose il suo compito in Provincia prevedeva anche il monitoraggio delle iniziative promosse da Trento Rise. Una moglie che controlla il marito, come accade un po’ in tutte le famiglie: qualcun altro deve insomma aver pensato che tanto valesse farlo anche sull’utilizzo di risorse pubbliche. Ma non è questo curioso dettaglio (la Bressan nel terzetto, il documento Deloitte commissionato dalla Trento Rise del marito), a sorprendere Salvatori. Che sette anni fa, da assessore, per definire la strategia provinciale nell’ambito della programmazione comunitaria 2007-2014 non utilizzò alcun consulente esterno: «Solo personale della Provincia, strutture esperte e di grande qualità, dimostrata in cinquant’anni». Diavolo di una Deloitte.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano