Profughi, l’Euregio ci prova «Barriere solo temporanee»
Rossi, Kompatscher e Platter oggi a Vienna da Fischer e dal ministro degli Interni Presenteranno il documento con le richieste: «Fare di tutto per evitare le reti»
BOLZANO. Bolzano, Innsbruck e Trento gestiranno insieme la crisi del Brennero e la probabile installazione delle barriere volute da Vienna per bloccare il flusso di migranti. «Ci faremo valere come Euregio, perché questa vicenda ci riguarda tutti. E non falliremo, perché saremo uniti», hanno annunciato ieri a Palazzo Widmann i governatori Arno Kompatscher, Ugo Rossi (Trentino, presidente di turno) e Günther Platter (Tirolo). Riuniti nella giunta del Gect Euregio con il segretario generale Valentina Piffer, i presidenti hanno approvato la delibera «Crisi dei profughi: iniziative che salvaguardano gli sviluppi europei nel territorio dell’Euregio». È la direttiva che fissa la strategia da presentare ai governi austriaco e italiano. Questa mattina Kompatscher, Platter e Rossi si recheranno a Vienna e verranno ricevuti dal ministro degli Interni Johanna Mikl Leitner e subito dopo dal presidente Heinz Fischer, con cui Kompatscher ha avuto ieri una telefonata. Sempre in settimana i tre presidenti verranno ricevuti a Roma dal ministro degli Interni Angelino Alfano. La linea concordata passa dall’appello agli Stati e all’Europa, perché finalmente venga concordata una politica unica sulla gestione e il controllo dei migranti, alla presa d’atto che se le barriere al Brennero e negli altri passi saranno inevitabili, andranno accettate «purché si tratti di misure straordinarie, temporanee e gestite d’accordo con il nostro territorio. Schengen non può morire e il Brennero non può essere considerato un confine come gli altri». Se le recinzioni verranno montate, allora «dovremo essere preparati a tutto, da cento a mille persone al giorno da ospitare», riassume Kompatscher, «È impossibile oggi ipotizzare numeri». Tutto ciò viene riassunto nel termine «management», con le possibili gradazioni: «Dalle strutture già a disposizione, alle caserme dismesse che abbiamo chiesto ad Alfano, ad esempio la Reatto di Bressanone, agli areali lungo l’asse nord-sud per allestirvi le tende, se necessario. Rossi ha dato la disponibilità del Trentino». Nel documento i presidenti non chiedono di cancellare le barriere, «non decidiamo noi», ma chiedono che si tratti della extrema ratio, temporanea. Duro l’attacco di Platter all’ignavia europea: «Non c’è alcuna solidarietà tra gli Stati, non c’è una strategia. L’Italia non può essere lasciata sola e l’Austria non vuole che si riproduca il caos di Spielfeld. Il Brennero non può diventare un collo di bottiglia. I migranti vanno registrati al loro arrivo». La delibera parte chiedendo al governo italiano e austriaco di sollecitare l’Unione europea affinché «insieme vengano messi in sicurezza i confini esterni dell’Unione europea». Potrebbe nascere, suggeriscono, una vera e propria missione Ue, per salvaguardare la libera circolazione dei cittadini Ue. È necessario inoltre, scrivono, rivedere l’accordo di Dublino, «affinché si attui una vera politica europea in materia di profughi». Terzo punto, a Italia e Austria l’Euregio chiede di adottare misure «per garantire una gestione degli spazi di confine coordinata a livello statale, in stretto coordinamento con i governi locali, nel caso in cui il flusso di profughi della rotta balcanica si sposti sempre di più verso ovest e gli Stati europei continuino a dimostrare una incapacità ad agire insieme». E ancora, i governi di Austria e Italia sono invitati a evitare che il Brennero «si trasformi in un collo di bottiglia.
Infine il documento arriva al tema delle barriere (non citate espressamente): a Italia e Austria i governatori chiedono di salvaguardare Schengen ed eseguire «eventuali controlli nelle zone di confine in concomitanza con l’attuale crisi dei profughi e nel rispetto dei seguenti principi»: durata limitata allo stretto necessario per superare la crisi, controlli eseguiti in modo da garantire la libera circolazione dei cittadini Ue e in particolare dell’Euregio». I presidenti assicurano: «Siamo disposti a collaborare».
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