Prendeva le mance nei bagni, licenziata

La donna ha impugnato il provvedimento e adesso chiede i danni


Ubaldo Cordellini


TRENTO. Quante volte, fermandovi ai bagni degli autogrill, avrete visto gli addetti alle pulizie accettare mance o mettere un piattino su una sedia? Una consuetudine che è costata il posto di lavoro a Giulietta Mistrorigo, 61 anni di Lavis, che era dipendente della Miorelli service di Ala, ditta che aveva in appalto la pulizia delle stazioni di servizio dell'A22. La donna lavorava come addetta alle pulizie delle toilettes dell'area di servizio Paganella Est. Aveva un contratto a tempo indeterminato part time di 27 ore e mezzo a settimana. La Miorelli service gli ha contestato di aver sollecitato e accettato mance dagli automobilisti di passaggio in almeno una ventina di occasioni. Questo sarebbe avvenuto in violazione di una clausola contenuta dalla lettera di assunzione della donna che vietava esplicitamente di chiedere denaro agli utenti e anche di mettere piattini sollecitando le mance. La donna era stata assunta a partire dall'1 gennaio 2007 ed è stata licenziata il 30 ottobre 2008. Adesso si è rivolta all'avvocato Mario Giuliano per impugnare il licenziamento. Il legale ha già presentato il ricorso e la causa partirà a breve davanti al giudice del lavoro di Trento.

L'azienda contestava alla donna di aver sollecitato svariate volte le mance da parte degli automobilisti che usavano la toilette dell'area di servizio. Nel suo ricorso, l'avvocato Giuliano sostiene che la donna, non solo non ha mai chiesto soldi, ma che quella di dare mance agli addetti alle pulizie dei bagni in autostrada è un'abitudine che affonda le sue radici nel tempo. L'avvocato ricorda che la consuetudine è una fonte del diritto che, in quanto tale, non può essere superata da una semplice lettera di assunzione.

Secondo l'azienda, la donna era solita sostare sulla porta della toilette tenendo in mano delle monte. In questo modo avrebbe sollecitato le mance. Una richiesta implicita, ma molto chiara, secondo l'azienda. Nel suo ricorso, il legale della donna, sostiene che non è possibile imporre agli utenti di non dare mance agli inservienti. Il legale sostiene che la Miorelli service ha avuto una sorta di accanimento nei confronti della sua assistita. Questo perché la donna sarebbe stata raggiunta da una lunga serie di contestazioni disciplinari, sempre per la questione delle mance. Secondo il legale si trattava di un atteggiamento persecutorio nei confronti della signora. Dopo meno di due anni di questa situazione, la società ha dapprima sospeso la donna e poi l'ha licenziata.

Il legale sostiene che l'azienda, in molti casi, non ha neanche contestato direttamente alla dipendente le presunte violazioni del contratto di assunzione. Non solo. La società non avrebbe atteso le spiegazioni della dipendente e l'avrebbe licenziata. Adesso l'avvocato Mario Giuliano ha impugnato il licenziamento chiedendo il reintegro della donna nell'organico della società e chiedendo tutte le mensilità perdute, oltre ai danni. Ora deciderà il giudice del lavoro di Trento.













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