Povo, il centro di ricerca è fermo, a rischio milioni di euro di fondi
Il Tifpa di fisica nucleare, inaugurato dal ministro Profumo, doveva essere operativo in 90 giorni Battiston: «Passati 6 mesi e la Cina aspetta Trento per costruire i satelliti che studiano i terremoti»
TRENTO. Sei mesi fa era stato inaugurato alla presenza del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del governo Monti, Francesco Profumo, e doveva essere operativo entro 90 giorni. Ma, ad oggi, ancora nulla si è mosso. E' il Trento Institute for Fundamental Physics and Application (Tifpa) il nuovo centro dell’Infn (Istituto nazionale fisica nucleare), di Povo, dedicato alla ricerca in fisica delle particelle, sensoristica, ricerca spaziale, supercalcolo e biomedicina. «Una struttura – così l'aveva definita a gennaio il presidente dell'Infn Fernando Ferroni - che promuoverà anche il trasferimento della conoscenza alla società e avrà la capacità di attrarre finanziamenti europei». Eppure, al momento, i finanziamenti a Trento non si stanno fermando e si rischia seriamente di veder compromesse commesse future importanti e dall'altissimo profilo internazionale. Il grido d'allarme lo lancia Roberto Battiston, presidente della commissione di Fisica astroparticellare dell’Infn che, dopo aver lavorato a Cape Canaveral con la Nasa ed essere stato per un trentennio all’Università di Perugia, dove ha diretto il centro Infn del capoluogo umbro, è venuto a Trento proprio per lavorare nell'ambito del progetto Tifpa. «Un progetto non ancora partito formalmente – commenta Battiston – perché sia Fbk che Infn sono ancora in attesa di un riscontro da parte dell'Università di Trento. E questo nonostante sia trascorso più del doppio del tempo che ci eravamo fissati come scadenza. Tutto ciò è molto grave perché stiamo perdendo occasioni importanti e rischiamo di non salire su un treno, quello del China National Space Administration (Cnsa), che vorrebbe dire tanto per il Tipfa e per Trento». L'istituto nazionale spaziale cinese, infatti, ha da poco riaperto i canali di collaborazione con quello italiano per la realizzazione di tre satelliti da lanciare nell'orbita (il primo a settembre 2016) per studiare i fenomeni sismici terrestri. «La Cina è uno dei paesi a maggior rischio sismico del mondo – prosegue il presidente della commissione di Fisica astroparticellare dell'Infn – e stanno sviluppando importanti ricerche per studiare i movimenti della crosta terrestre. Fino ad oggi gli studi di carattere sismico sono sempre stati fatti con strumenti a terra che non riescono a monitorare le faglie e i movimenti tellurici in maniera sistematica e globale e questo spiega il sostanziale insuccesso di tutte le scienze che hanno provato a prevederne i comportamenti. Lo sguardo dallo spazio apre nuove prospettive e oggi uno studio attento dei fenomeni sismici, fatto con un occhio privilegiato com'è quello di un satellite, può essere una delle chiavi per limitare il più possibile, in futuro, i danni provenienti dai terremoti». In un passaggio di una lettera invitata a Roma all’Infn, il 3 giugno, dall'ambasciata italiana di Pechino, si sottolinea che la Cina «non dispone della stessa esperienza italiana e avrebbe bisogno di tempi assai più lunghi e non potrebbe garantire la necessaria qualità» se agisse da sola. «E la qualità – completa Battiston – l’abbiamo qui a Trento. L'Università e il centro Tifpa avrebbero il coordinamento del progetto se le cose partissero in tempi rapidi. Questo perché il contributo italiano è basato sull'utilizzo dei sensori al silicio sviluppati all'FBK, gli stessi usati con successo sulla Stazione Spaziale Internazionale. Qui ballano almeno 6 milioni di euro di contributi che rischiamo di perdere se il centro Tifpa non sarà operativo entro fine anno. Qualche mese fa abbiamo già dovuto dirottare 2.5 milioni di euro a Perugia per un altro progetto con la Cina sullo studio satellitare della materia oscura. Il mondo corre. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi».
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