Pergine: la vita di Bollich vale 500 mila euro

Travolto da un masso: i responsabili della sua morte li dovranno versare quale risarcimento


Mara Deimichei


PERGINE. Cinquecentomila euro di risarcimento. Così ha deciso ieri mattina il giudice per la morte di Mauro Bollich, ucciso da un masso il 29 luglio del 2009. Tre dei quattro imputati, Luca Paoli, Giacomo Zagonel e Fabrizio Zanetti, hanno patteggiato 4 mesi di pena convertiti in 5.600 euro. L'operaio Claudio Marchi, che si trovava alla guida della pala, ha deciso di andare avanti e per lui ci sarà un giudizio abbreviato. L'incidente mortale, come detto il 29 luglio 2009. Mauro Bollich, dopo aver pranzato a casa era partito per raggiungere il suo laboratorio di via Bellini a Pergine. Per farlo dove percorrere la strada del Sercer. Il viaggio si interruppe dopo poche curve: un masso di sei quintali centrò la sua auto, uccidendolo sul colpo. L'uomo, 47 anni, ex gloria del calcio locale e noto contitolare di un laboratorio di restauro e costruzione di mobili antichi, probabilmente non si è reso nemmeno conto di quello che stava succedendo. A colpire l'Hyundai su cui lo sfortunato artigiano viaggiava, un macigno partito dalla strada che passa a monte e su cui era al lavoro una pala meccanica, in un cantiere aperto per lavori per somma urgenza. Per quella tragedia, il sostituto procuratore Giuseppe De Benedetto, ha indagato quattro persone. Si tratta di Carlo Marchi, 62 anni di Martignano, che si trovava alla guida della pala meccanica dal cui «cucchiaio» uscì il macigno assassino, di Fabrizio Zanetti, 45 anni di Lavis, titolare della «Sa Montaggi srl», la ditta esecutrice dei lavori e di cui Marchi era dipendente, di Giacomo Zagonel, 30 anni, geometra della «Sa Montaggi» e direttore tecnico del cantiere, e di Luca Paoli, 46 anni di Pergine e ingegnere del Comune. Secondo la procura, Marchi non si sarebbe preoccupato di assicurare il masso che aveva sollevato qualche istante prima con la benna. Zanetti, invece, aveva redatto e presentato un piano operativo di sicurezza carente, contravvenendo a specifiche disposizioni relative alla possibile caduta massi. Zagonel avrebbe fatto eseguire i lavori senza predisporre un corretto piano operativo di sicurezza e non avrebbe fatto predisporre adeguate protezioni, mentre a Paoli è contestato di aver ricevuto il piano di sicurezza, ma di non averne chiesto un necessario adeguamento. Ieri davanti al giudice Ancona hanno tutti patteggiato tranne l'operaio. A pagare il risarcimento saranno le assicurazioni del Comune dell'impresa.

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