Per i nomadi «nuovo» campo a Ravina

La giunta pensa a un restyling per una migliore convivenza dei clan


Jacopo Tomasi


TRENTO. Un campo regolare sovraffollato. Cinque campi abusivi in città. Dopo mesi di "melina", la questione nomadi torna di stretta attualità. E in attesa che il Comune definisca le zone dove sorgeranno le microaree, il sindaco Andreatta rivela che è in programma un restyling del campo nomadi di Ravina: sarà diviso in tre aree per garantire una migliore convivenza dei diversi clan.

Nel giugno 2010 il presidente della circoscrizione Centro storico - Piedicastello, Melchiore Redolfi, aveva esortato il Comune a trovare una soluzione alla questione nomadi. S'era parlato di dieci luoghi lungo il fiume Adige sui quali potevano sorgere le microaree, ma poi non se n'è più fatto nulla. La questione è rimasta al palo. La necessità di agire, però, c'è.

Secondo i dati del Comune i nomadi in città sono circa 130, 50 nel campo di Ravina ed 80 che alloggiano in campi abusivi. In realtà, stando ai numeri riferiti dai diretti interessati, a Trento rom e sinti sarebbero circa 200: una settantina nel campo (sovraffollato) di Ravina, 130 nei campi abusivi che sono spuntati alla Motorizzazione (dove ci sono circa 50 persone), a Gardolo, all'ex Zuffo, in via Monte Baldo, in via Ghiaie e in via Brennero. Loro stessi chiedono che sia affrontata la situazione, che definiscono d'emergenza.

Anche le circoscrizioni stanno facendo pressing su palazzo Thun. Alcune (San Giuseppe - Santa Chiara, Centro storico - Piedicastello e Gardolo) avrebbero dato la loro disponibilità ad ospitare le microaree. Ieri la giunta comunale ne ha parlato nuovamente. Non sono state definite le zone, ma s'è parlato di come saranno. Ognuna ospiterà 20-25 persone in 5 o 6 piazzole per roulotte o camper con regolare allacciamento a gas, elettricità ed acqua. All'interno della microarea ci sarà anche un edificio con servizi igienici, lavanderia, magazzino. I nomadi dovranno fare anche la raccolta differenziata. Per definire i luoghi sono previste altre riunioni, ma l'obiettivo è quello di discutere un progetto ben definito nelle commissioni urbanistica e politiche sociali entro il mese di dicembre.

Le microaree saranno comunque una delle soluzioni messe in campo dal Comune per risolvere l'emergenza nomadi. Si continuerà - con chi lo vorrà - a proporre degli appartamenti, anche se la vita in casa va contro la cultura di rom e sinti. Infine, sarà ristrutturato e ripensato l'unico campo nomadi regolare presente in città, ovvero quello di Ravina. Realizzato nel 1991 ospita attualmente una settantina di persone. È quindi sovraffollato e spesso e volentieri scoppiano dissidi tra i clan presenti all'interno. Così, per migliorare la vivibilità e la convivenza delle famiglie, il Comune sta prendendo in considerazione l'ipotesi di dividerlo in tre sottocampi. In sostanza, delle piccole microaree all'interno del campo nomadi. Su questa partita, quindi, palazzo Thun accelera. Il sindaco Andreatta è chiaro. «La nostra città non vuole e non deve escludere né marginalizzare nessuno. Bisogna trovare modalità di accoglienza dignitose per rom e sinti, ma per vincere questa sfida serve responsabilità da parte di tutti, nomadi e trentini».













Scuola & Ricerca

In primo piano