«Pd, oggi è Pinter l’uomo giusto»
Manica: «Non inseguiamo Grillo con le facce nuove, ma con la sostanza»
TRENTO. La consigliera provinciale Sara Ferrari propone di azzerare il gruppo dirigente del Pd Trentino: via Nicoletti, Tonini, Pinter, Veronesi, al loro posto facce nuove di giovani. Ma proprio uno dei giovani del partito, il sindaco di Villa Lagarina Alessio Manica, 38 anni, sostiene invece la nomina di Roberto Pinter come «traghettatore» fino alle provinciali di ottobre.
Manica, per Ferrari occorrono facce nuove per segnare il rinnovamento. Cosa ne pensa?
Io la penso diversamente. Negli ultimi 4-5 anni il Pd in Trentino non è stato il Pd bloccato che abbiamo visto a livello nazionale. La stessa Sara Ferrari rappresenta uno dei membri di un gruppo consiliare che è stato largamente rinnovato. Io, Andrea Miorandi, Salvador Valandro siamo una generazione di amministratori che c’è. Io non giocherei la carta delle facce nuove per inseguire il Movimento 5 Stelle, sarebbe un inseguire con i simboli e non con la sostanza.
Congresso: sì o no dopo le dimissioni di Nicoletti?
La priorità oggi è mantenere un Pd altamente operativo in grado di tenere assieme la coalizione. Per i prossimi 6 mesi non abbiamo bisogno di un congresso ma di concentrarci sui programmi e sulla coalizione che ha dimostrato di godere della fiducia dei trentini.
Con quale segretario?
Io credo che l’assemblea possa assumersi una responsabilità politica. Nicoletti è stato eletto segretario con una scelta di unità e una segreteria larga, una formula che ha funzionato e credo che un grosso ruolo vada ascritto a Roberto Pinter. È lui che ha girato il territorio, che ha cucito le liste.
C’è chi obietta che il uso nome non va proprio nella direzione del rinnovamento...
Abbiamo una risorsa interna riconosciuta trasversalmente, stimata dagli alleati. E, cosa non trascurabile, ha il tempo per fare il segretario a tempo pieno. I segnali di rinnovamento diamoli con il programma e i candidati per le provinciali.
Proprio Pinter ha lanciato un appello all’unità del partito. Quanto pesano oggi le correnti, pacheriani e kessleriani ?
Ci sono sicuramente meno di quando siamo nati. Evidentemente ci sono ancora differenze di vedute, basta pensare quanto è stato difficile portare a casa l’accordo di coalizione alle politiche. Molti dentro il Pd credevano nell’autosufficienza.
Per qualcuno sarebbe utile andare subito a un confronto aperto con un congresso.
Se ci sono anime diverse, non è un congresso che le risolve, anzi le acuisce. L’ultima cosa che farei è perderci dentro questi giochi. Abbiamo le risorse in segreteria e l’unica che può guidare il partito all’interno dell’attuale direttivo è Pinter. Non con un mandato in bianco, ma con un percorso condiviso dal partito.
Su questo si addensano le preoccupazioni che Pinter possa frenare sulle primarie per scegliere il candidato presidente. Lei cosa pensa?
Nessun preconcetto, già da qualche mese con Pinter e altri abbiamo presentato una proposta per scegliere con le primarie buona parte dei candidati al consiglio provinciale. Detto questo io non le considero la panacea di tutti i problemi. A volte un direttivo deve assumersi la responsabilità delle scelte. E le primarie per scegliere il candidato presidente vanno condivise con la coalizione.
E se ci fossero più candidati del Pd?
L’intelligenza del Pd è di presentarsi a eventuali primarie di coalizione con un solo candidato.
Come lo si sceglie?
Discutiamone. Con primarie interne o con consultazioni allargate nei circoli che coinvolgano gli iscritti.
È ripreso il pressing per far cambiare idea a Pacher. Cosa ne pensa?
Sicuramente era il candidato naturale, ma nel Pd ci sono anche altre figure. Questo pressing mi pare una forzatura di fronte a una scelta che ha anche ragioni personali.
Quali dovrebbero essere, sul piano dei programmi, i segnali del rinnovamento?
Spesso il Pd non è stato in grado di dettare l’agenda, anzi abbiamo assistito a una contrapposizione tra gruppo consiliare e giunta. Occorre recuperare la capacità di essere governo a tutti gli eventi. Dobbiamo affrontare il tema dei costi della politica e dell’assetto istituzionale dei prossimi anni. Proseguire in modo deciso sulle politiche industriali, gli sgravi Irap sono la strada giusta. E infine dovremo parlare di quale welfare è sostenibile per i prossimi anni.
(ch.be.)