Pd, Borgonovo presidente senza i voti di minoranza
Olivieri: «La maggioranza governa il partito». L’ex assessora: «Basta correnti» Gilmozzi: «Il Pd ha bisogno di tutti, ora andiamo sul territorio tra la gente»
TRENTO. Donata Borgonovo Re è la nuova presidente del Pd, eletta ieri sera dall’assemblea (34 voti sui 39 teorici della maggioranza, 17 schede bianche e 3 nulle) ma senza i voti della minoranza del partito che ha contestato la «scelta solitaria» della maggioranza che sostiene il neosegretario Italo Gilmozzi. A proporre il nome di Borgonovo è stato a sorpresa Luigi Olivieri: i due sono stati strenui avversario nella partita degli ospedali di valle, quando Borgonovo era assessora alla sanità, ma ora si ritrovano alleati della grande coalizione che ha vinto il congresso. «Proponiamo Donata perché è autorevole ed è una grandissima risorsa del Pd», ha detto l’ex deputato, «questo non è un risarcimento (per la sua esclusione dalla giunta, ndr), Borgonovo insieme a Gilmozzi rappresenta la necessità di recuperare l’unità del Pd». Perché non abbiamo lasciato la presidenza alla minoranza? «Perché la maggioranza ha il diritto e il dovere di governare il partito», ha detto Olivieri, «speriamo che Borgonovo sia votata all’unanimità».
Appello non raccolto, com’era già apparso chiaro dalle prime dichiarazioni di Elisabetta Bozzarelli. La sfidante di Gilmozzi ieri ha ribadito: «La presidenza non è il dovere di governare il partito. Metto la mano sul fuoco sull’autorevolezza di Borgonovo ma questa era l’occasione per dirci che siamo un partito a prescindere dalle componenti. C’è un problema di metodo che in politica è sostanza».
A stretto giro è arrivata la risposta di Borgonovo, che in mattinata aveva detto: «Non vedo contraddizione tra la scelta del segretario, d’accordo con i colleghi della mozione, nel dire che la presidenza dell’assemblea così come la segreteria vengono assunte dalla parte che ha vinto il congresso, seppur di misura». «Le correnti hanno segnato il Pd, prima Nicoletti, Pinter, Tonini, poi siamo stati quelli di Elisa, di Giulia, di Vanni - ha detto ieri in assemblea - non esiste un Pd senza differenze e punti di riferimento, la sfida oggi è tenere aperta una dialettica. Il ruolo di presidente è trasversale, non possiamo pensare che il rapporto tra maggioranza e minoranza sia una frattura, se partiamo così abbiamo già visto il pessimo effetto che fa. Abbiamo due anni - ha concluso - per costruire una proposta politica». Nel dibattito - fatta eccezione per Giacomo Pasquazzo - gli interventi sono stati tutti degli esponenti della mozione Bozzarelli (Chiara Serbini, Cristina Frassoni, Luca Paolazzi, Vera Rossi, Patrizia Caproni, Paolo Bisesti), che pur manifestando stima per Borgonovo hanno contestato il nome per la presidenza proposto in modo unilaterale dalla maggioranza, prima di essere stoppati - non senza proteste - dal segretario uscente Sergio Barbacovi il quale ha ricordato che i consiglieri provinciali (eletti con Gilmozzi, eccetto Manica, e ieri tutti presenti) alle 20 dovevano tornare in aula sulla legge sulla scuola e che quindi bisognava votare. Così si è andati al voto e dopo l’elezione di Borgonovo ha preso la parola il segretario Italo Gilmozzi: «Il Pd ha bisogno di tutti, da domani lavoreremo insieme. A volte si pensa più alla carica, qui serve gente che abbia tempo e voglia di lavorare». «I nostri circoli hanno lamentato l’assenza degli amministratori sul territorio, cellulari che risultano spenti. Non può essere. La gente verrà al partito se prima andremo noi tra la gente». E come primo gesto ha proposto che le prossime assemblee del Pd non si tengano a Trento ma nelle valli.