Pasqua di crisi, pranzo che non sazia
Prenotazioni in calo del 40% nei ristoranti. Si risparmia restando a casa
TRENTO. Pranzo di Pasqua con una brutta sorpresa per i ristoratori, che registrano un calo delle prenotazioni del 40%. Per Danilo Moresco, presidente dei ristoratori dell'Unione, a risentire della flessione sono soprattutto i locali di fascia medio-alta, sia per i menù fissi che alla carta. «La crisi è sicuramente più acuta rispetto agli anni precedenti - afferma - ma non è detto che chi non ha prenotato non vada ugualmente al ristorante, magari all'ultimo momento». A incidere anche la scarsità di turisti nei primi mesi dell'anno a causa della poca neve, seppure vi sia stato un miglioramento in marzo. Lo confermano Massimiliano Peterlana delle "Due Spade", aperto solo a pasquetta, e Alfio Ghezzi, chef della «Locanda Margon», che domani invece lavorerà regolarmente.
Entrambi i ristoranti offrono un menù stagionale e tipicamente pasquale con l'eccezione delle Due Spade che ne propone anche uno di mare a 70 euro (bevande escluse). Il titolare dello "Scrigno del Duomo" sostiene invece che la crisi ha portato ad abbandonare le feste comandate, rilevando un aumento di clienti che scelgono la "carta" e accusando una leggera flessione nel giro d'affari. Il ristorante offre un menù a base di asparagi e capretto a 48 euro (vini esclusi), ma chi vuol fare un pranzo più veloce può cavarsela con 15-20 euro alla carta.
«Se i clienti desiderano la qualità i prezzi non possono scendere anche perché con la crisi sono aumentati anche i pagamenti dei fornitori», afferma Daniel Cuel, proprietario con i fratelli del ristorante "I Vicoli", chiuso a Pasqua. Per combattere la crisi e abbracciare un maggior numero di clientela, principalmente giovane, Cuel ha lanciato il martedì sera l'aperitivo in giardino.
Natale Rigotti, ex presidente dell'Associazione albergatori e patron del ristorante sulle rive del lago di Toblino, parla di «un'atmosfera da terzo mondo» e denuncia il «pessimismo diffuso sopratutto da parte delle televisioni che non aiutano il delicato momento e creano una specie di disperazione sociale evitando ogni tipo di incoraggiamento alla popolazione».
«Oltre alla crisi è cambiata anche l'alimentazione delle persone, che ha portato ad una riduzione della quantità del cibo da servire», sostiene il proprietario del "Cappello" Michele Ambrosi, aperto solo il giorno di Pasqua a pranzo con menù esclusivamente alla carta per lasciar libere le persone di scegliere cosa e quanto mangiare.
Quest'anno il ristorante "Antico Pozzo" in via Manci ha deciso invece di tenere chiuso. Il responsabile di sala afferma: «C'è stato un leggero calo delle presenze rispetto all'anno precedente ma continuiamo a lavorare bene servendo gli uffici della zona». Al Pedavena, aperto sia a Pasqua che a Pasquetta, il responsabile Michele dice: «La clientela è prevalentemente locale ed è rimasta la stessa degli anni passati».
Per il ristorante Chistè è la prima Pasqua di servizio dopo il cambio di gestione, ma i gestori avendo aperto da poco si ritengono soddisfatti.