Pasina da riconvertire in una centrale a biomasse
È la soluzione definitiva alla quale starebbero lavorando Provincia e Comune Ma servono tempo e soldi: per ora solo la norma anti-puzza può salvare la città
ROVERETO. Il futuro a breve termine è legato alla possibilità di imporre dei limiti alla puzza che il comune avrà non appena Pacher firmerà la delibera che attende sul suo tavolo da mesi. Ma la prospettiva a cui Comune e Provincia starebbero lavorando per i prossimi anni è una riconversione aziendale che renda compatibile la sopravvivenza della Pasina con la vivibilità di Rovereto. Lo ha detto in consiglio l’assessore Daicampi, spiegando come l’ipotesi alla quale oggi si sta lavorando prevede un piccolo ampiamento del depuratore (al quale sarà annesso il biodigestore) occupando parte dell’area Pasina, mentre un progetto integrato di trattamento dei rifiuti assegnerebbe all’azienda privata il compito di valorizzare sfalci, verde e ramaglie attraverso una centrale a biomassa, da collegare in futuro alla rete del teleriscaldamento. Il disegno avrebbe un suo equilibrio: realizzato il digestore provinciale, tutto l’umido domestico della Vallagarina (e anche qualcosa in più) finirebbe lì, per essere degradato in un impianto anaerobico a ciclo chiuso, e quindi senza emissioni odorose. Ma resterebbe tutta la frazione di verde, ramaglie e scarti di legname che finora è stata trattata da Pasina assieme alla frazione organica dei rifiuti domestici. Per quel tipo di rifiuto una «termovalorizzazione» può essere più conveniente e razionale, a quel punto, rispetto al compostaggio. Va da sè che per Pasina significa cambiare radicalmente impianti e lavorazione: in pratica dell’impostazione attuale resterebbe solo il marchio. Quindi investimenti significativi, anche se «garantiti» dall’inserimento nel sistema integrato del trattamento dei rifiuti provinciale. Mentre con la concorrenza in casa del biodigestore pubblico, è prevedibile che i margini di manovra della ditta del Navicello si riducano ulteriormente. Vedremo come andrà a finire: sono ancora ipotesi di lavoro, non progetti definiti.
Quanto all’oggi e all’odore che ammorba la città, Daicampi ha per l’ennesima volta allargato le braccia: «E’ un problema serio, che ci turba, ma contro il quale non abbiamo molte frecce. Ad oggi siamo appesi alle promesse di una normativa che fissi dei limiti alle emissioni che la Provincia, per ora, non ha mantenuto. Senza quello strumento, non abbiamo praticamente modo di imporre nulla a chi provoca la puzza». (l.m)
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