Ortisè, tracce di pastori medievali
Mezzana, lo studio Alpes ha messo in evidenza la presenza di insediamenti in alta quota già dall’VIII secolo
MEZZANA. «Paesaggi alpini: pastori e ambienti della Val di Sole»: un importante progetto di ricerca dell’Università di Trento i cui primi risultati sono stati presentati nei giorni scorsi a Ortisè di Mezzana.
Proprio i pascoli di Ortisè e di Menas sono stati protagonisti di un affascinante percorso che lega archeologia e territorio. E la gente ha risposto massicciamente ad un evento culturale raro a vedersi nelle piccole frazioni di montagna, incuriosita dal potere conoscere una parte della propria storia raccontata “sul campo”, anzi sul pascolo. “Alpes” è un progetto di ricerca sviluppato dall'Università di Trento in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Librari, Archivistici e Archeologici della Provincia, nato per studiare la pastorizia delle aree d'alta quota e per la valorizzazione del patrimonio culturale e del territorio.
Ci si è concentrati sulle aree di pascolo di Ortisé e Menas, dove le tracce legate all'uso pastorale passato e presente sono numerose e ben conservate. E i risultati sono stati davvero significativi: sul versante esposto a sud, nella Val Molinàc e nella Val Poré sono state individuate quasi un centinaio di strutture in pietra a secco, tra cui recinti, capanne, ripari, canalette, la cui disposizione in relazione agli elementi del territorio mirava alla creazione e alla gestione di un vero e proprio paesaggio pastorale d'alta quota. Il rilievo topografico ha permesso di evidenziare la presenza di più fasi costruttive. Sono stati rinvenuti reperti risalenti al XV-XVII sec. d.C. e altri forse preistorici. L’analisi al radiocarbonio sui resti di legno carbonizzato rinvenuti ha restituito un risultato corrispondente alla prima metà del XV sec. d.C., un'altra ad un periodo a cavallo tra l'VIII e il IX sec. d.C. «Nell'area esaminata – spiega Diego Angelucci, coordinatore del progetto - si riscontra un vero e proprio paesaggio pastorale d'alta quota che, grazie all'assenza di impatto antropico recente, è ben conservato e ancora leggibile. Un paesaggio pastorale risultato di un utilizzo prolungato del territorio, il cui sfruttamento pastorale risale quantomeno al Medioevo, ma dove non si possono escludere frequentazioni umane più antiche. Un patrimonio culturale finora sconosciuto, che merita di essere studiato, protetto e valorizzato».
©RIPRODUZIONE RISERVATA