Nord Est, il 95% degli imprenditori dice no all'uscita dall'euro
Priorità alla crescita. Ma il 31% pensa che sarebbe meglio se sulle tasse decidesse la Ue
TRENTO. Il 95,5% degli imprenditori del Nord Est dice no all’uscita dell’Italia dall’Euro: il 67,5% si dichiara contrario all’uscita perché ritiene che i problemi italiani non dipendano dalla moneta unica (erano il 60,1% nel 2012), il 28% ritiene che l’Euro crei dei problemi, ma che tornare alla lira sarebbe troppo rischioso (erano 35,9% tre anni fa) e solamente il 4,5% è a favore dell’uscita (quota sostanzialmente inalterata rispetto a quella rilevata nel 2012 pari al 4%). Avanti dunque con la moneta unica seppur in un’Europa che si trova a fronteggiare problemi importanti come quello della crescita economica e della disoccupazione. Sono questi i risultati che emergono della rilevazione condotta da Fondazione Nord Est sull’evoluzione del processo di integrazione in Europa che ha coinvolto 300 imprenditori tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. “Se da un lato la posizione degli imprenditori nordestini in merito all’eventuale uscita dell’Euro è chiara – afferma Francesco Peghin, Presidente di Fondazione Nord Est – dall’altro lato l’eco del risultato del referendum in Grecia sta mettendo sempre più in evidenza l’inadeguatezza di un’Europa filo-tedesca troppo ingabbiata su regole anti-crescita. Se questo sistema non cambia, la situazione rischia seriamente di precipitare: senza crescita economica le misure della Troika non possono funzionare. Per contro anche le esagerate sanzioni economiche nei confronti della Russia stanno provocando delle ripercussioni pericolose per la nostra economia”.
Ed è proprio la crescita economica (44,8%) secondo gli imprenditori la sfida più importante che si trova oggi ad affrontare l’UE, seguita dalla disoccupazione (30,3%). Guardando al futuro e ai possibili percorsi di approfondimento del processo di integrazione tra gli stati membri dell’UE, gli imprenditori si dichiarano convinti che per l’Italia la cessione di sovranità nell’ambito della politica fiscale porterebbe dei vantaggi. Il 31,1% ritiene che otterremmo un beneficio se, in materia di tassazione, le competenze passassero all’Ue, mentre il 10,8% vede in questo un possibile svantaggio. Il 31,1% ritiene conveniente attribuire maggiori competenza all’Ue rispetto alle scelte che riguardano la spesa pubblica, mentre per il 17,7% questo porterebbe effetti negativi. La cessione di sovranità dell’Italia a favore dell’Ue in altre materie determinerebbe più svantaggi che vantaggi, in particolare nell’ambito della politica estera (27,8%) ma anche dell’immigrazione. A fronte di una ulteriore cessione di sovranità si chiede però una partecipazione più diretta dei cittadini alla vita delle istituzioni europee. Quasi l’80% degli imprenditori (79,5%) si dichiara molto o abbastanza d’accordo con l’elezione diretta del Presidente della Commissione.