"Non siamo razzisti, i profughi sono troppi"
Più di cento residenti ieri all'assemblea pubblica di Borgo Sacco per discutere il trasferimento all'ex asilo di 90 rifugiati
ROVERETO. Chi ha paura dell'uomo nero? I bambini in coro rispondono "nessuno”. A Borgo Sacco pure, ma per sicurezza si raccolgono le firme. É bastata l'ipotesi dell'apertura ai rifugiati politici dell'asilo all'ex Cral per mobilitare un quartiere. Preoccupate dell'arrivo di orde assatanate di rifugiati pronti a fare razzia di tutto quanto sia possibile arraffare, oltre 100 persone si sono riversate nella sala circoscrizionale radunate da un non meglio precisato comitato spontaneo di cittadini. Talmente tante persone che la sala non era abbastanza spaziosa per contenerle tutte e così si è deciso di trasferirsi in piazza, di fronte al bar sport con le sedie in ferro battuto a fare da pulpito per chi voleva parlare alla folla.
[[(Video) Rovereto, Sacco si ribella: "Qui i profughi non li vogliamo"]]
In piazza c'era un po' di tutto, dai cittadini di ogni età ai rappresentanti circoscrizionali, dalla rappresentanza circoscrizionale a quella comunale, fino ai consiglieri provinciali: c'erano Maurizio Bisoffi e Willy Angeli, Ciro D'Antuono, Francesco Cimmino, Piergiorgio Plotegher, Francesco Volani, Alberto Galli e i consiglieri provinciali Massimo Fasanelli e Claudio Civettini. Moderata dal non meglio precisato Riccardo Parisi e con la premessa che Borgo Sacco non è razzista, dopo le parole del presidente di circoscrizione Armando Polli (ospite della manifestazione) che ha annunciato una consiglio ad hoc, in un clima da caccia alle streghe la serata ha preso il via con l'intervento di Rosaria Manica, preoccupata che gli inquilini e turisti possano abbandonare il suo residence in via alla Moia: «Ospito persone provenienti da ogni parte del mondo - premette - ma la presenza di queste persone acuisce l'incertezza e il timore nella gente, e in questo modo il turismo di Borgo Sacco potrebbe risentirne. L'integrazione e la solidarietà non si fa ammucchiando in uno stanzone 90 persone. Ma poi saranno 90? La struttura può ospitarne molte di più e potremmo ritrovarcene altre.
L'amministrazione ha offerto questo asilo, per altro edificio storico, alla Provincia quando invece potrebbe metterlo a disposizione per gli anziani e le associazioni del paese». Il consigliere provinciale Claudio Civettini se l'è presa con l'amministrazione: «É indegno - ha tuonato - che l'amministrazione abbia preso una decisione in completa autonomia senza consultare il consiglio comunale e la circoscrizione. La soluzione c'è: ospitarne uno in ogni paese della Vallagarina». L'incertezza e la mancanza di informazione sono alla base delle reazioni spesso scomposte dei manifestanti, tanto che si è sfiorata la rissa quando sulla sedia dell'oratore sono saliti i consiglieri comunali Angeli e D'Antuono. Il primo ha affermato che i rifugiati non sono graditi nei paesi e che non si dovrebbe spendere denaro per gli extracomunitari quando molte famiglie locali non arrivano a fine mese. Il secondo ha provato a rassicurare la folla affermando che è pronta una mozione in consiglio e che niente ancora è deciso.
Entrambi sono stati aggrediti verbalmente in quanto politici e quindi ritenuti corresponsabili di quanto potrebbe accadere. Stesso trattamento ha ricevuto Massimo Passamani al momento della sua affermazione «Se i rifugiati fossero genovesi e non africani il clima sarebbe molto diverso». Meglio è andata all'imprenditrice Veronica Grazioli, che ha ripetuto le dichiarazioni dei giorni scorsi e avviato una raccolta di firme «per chiedere al Comune di affrontare la questione chiedendo prima il parere della gente».
Non tutti, però, erano sulla stessa linea d'onda e Pulcheria Sene, senegalese di nascita ma residente da anni a Rovereto ha sfidato la folla: «Le persone che verranno qua - ha provato a spiegare - sono un'opportunità, non un pericolo. Posso capire che il nuovo, in questo caso il nero, faccia paura, ma è nostro dovere dare una chance a quelle persone che se sono giunte qua significa che a casa loro hanno problemi ben più gravi. Abito a Rovereto da anni e qua ho la casa, un'azienda, e do lavoro a 12 persone. Anche i rifugiati possono contribuire al nostro benessere». In poco più di mezz'ora tutto è finito, e la folla si è dispersa mentre si raccoglievano le firme. C'è però stato ancora tempo per una voce tra la folla: «Mantenere quella gente costa troppo, spendiamo i soldi in altre iniziative». Tra applausi e apprezzamenti è pronta la replica: «Costano sempre meno di un qualsiasi parlamentare o consigliere provinciale, forse dovremmo avere più paura di questi ultimi». Amen.
©RIPRODUZIONE RISERVATA