Muore a 31 anni in Nuova Zelanda
Mattia Bertamini stroncato da un malore improvviso. Il dolore di papà Armando: «Voleva conoscere il mondo»
ARCO. Mattia Bertamini, 31 anni di Arco ma residente da quasi due anni in Nuova Zelanda, a Auckland, è morto per cause ancora da accertare (al momento si ipotezza un problema cardiaco) probabilmente nella notte tra domenica e lunedì. Una drammatica notizia che ha raggiunto i genitori nell’abitazione di via Ovo ad Arco, ieri meta di un mesto pellegrinaggio da parte di parenti ed amici.
Mattia Bertamini era figlio unico di Armando e Fiorenza Vivaldi e portava dentro di sé un’incontenibile voglia di conoscere il mondo in tutte le sue sfaccettature. Una persona attiva, vivace, molto socievole, grande amante della musica rock anni ’70 e di tutta la buona musica, di qualsiasi genere fosse. Da piccolo appassionato sportivo, da grande esperto viaggiatore.
«Non sappiamo con certezza cosa gli è capitato - racconta con il cuore spezzato dal dolore il papà - Ci hanno detto un malore, un attacco di cuore, ma fino a che non verrà stilato il referto medico non possiamo saperlo». Quel che è certo è che Bertamini era partito in perfetta salute. «Si era trasferito l’8 dicembre del 2014 - ricorda il padre - ed era in splendida forma, non aveva malattie o malesseri». Per accertare ufficialmente le cause del decesso si dovrà attendere l’esito dell’autopsia.
Intanto tra gli affetti più cari e gli amici più intimi si rincorrono le immagini dei ricordi dell’animo nobile dell’amico di tutti, del confidente più sincero, del figlio modello, dell’instancabile esploratore che era Mattia Bertamini. «Amava viaggiare - racconta Armando Bertamini - girare il mondo.» «Proprio per questo si era trasferito in Nuova Zelanda - continua - Lì ha subito trovato lavoro in quella che è un’altra sua grande passione, il giardinaggio». Lo spirito avventuriero e coraggioso di Bertamini lo avevano spinto a specializzarsi e successivamente a trovare lavoro nell’ambito del tree climbing, la potatura di alberi ad alto fusto. Un lavoro che praticava con passione. «Spesso rincasava stanchissimo - racconta il papà - e si metteva a dormire anche per 12 ore». Fatto, quest’ultimo che ha ritardato il rinvenimento del corpo di Mattia. «La famiglia maori che lo ospitava non si è subito insospettita nel non vederlo uscire di casa - racconta Armando - Dopo un giorno però sono andati a controllare». Con lui, a trovarlo, l'amico Michele Delaini in costante contatto con la famiglia. Bertamini si era integrato nella società neozelandese e legato alla cultura del posto. «Con il nullaosta del medico si procederà alla cremazione - spiega il papà - Porteranno le ceneri dalla famiglia ospitante per una cerimonia maori, poi sarà rimpatriato». Al suo rientro saranno officiati i funerali in chiesa.