la tragedia

Muore a 21 anni, tradito dalla discesa in corda doppia

Luca Regolini è precipitato per sessanta metri. Inutile il disperato soccorso.E'  caduto nel vuoto appena concluso il primo tratto di discesa dalla Regina del lago


di Luca Marsilli


VALLE DI LEDRO. La corda si era appena allentata, segno che Luca Regolini aveva raggiunto la prima delle stazioni in cui la lunghezza della falesia Regina del Lago, tra Riva e Biacesa, costringe a spezzare la discesa in corda doppia. Quando i due amici e compagni di escursione ancora sulla sommità della via l’hanno vista scorrere velocissima nell’anello fissato al chiodo. Hanno tentato disperatamente di frenarla, ma nei pochissimi secondi necessari perché si sfilassero i trenta metri di corda che li dividevano dall’amico, non avevano probabilmente nessuna possibilità di riuscirci. Si sono feriti le mani e hanno capito che per Luca non potevano fare più nulla. Hanno dato l’allarme.

Sono stati gli uomini del soccorso alpino di Riva del Garda, calati in parete dal verricello dell’elisoccorso, a raggiungere pochi minuti dopo il corpo del ventunenne moriano. Con loro anche il medico rianimatore che ha tentato di strapparlo alla morte col massaggio cardiaco, ma solo per doversi arrendere di fronte all’evidenza che non c’era più nulla da fare. Luca Regolini è precipitato per una sessantina di metri, schiantandosi al suolo al piede della falesia. Ed è morto sul colpo.

I tre amici, tutti vigili del fuoco volontari, uno a Mori e l’altro a Rovereto, avevano compiuto senza particolari difficoltà la salita muovendosi nella prima mattina di ieri. Malgrado le previsioni meteo poco incoraggianti, in realtà l’alba di ieri aveva regalato loro condizioni più che accettabili per compiere una escursione certamente impegnativa ma non proibitivà, nè per la lunghezza nè per le difficoltà, come quella programmata. Sulla falesia «La regina del Lago»: la parete rocciosa che dalle acque del Garda sale a precipizio fino allo spartiacque con la val di Ledro. Una parete straordinariamente panoramica, che permette nel primo tratto di arrampicare in verticale sopra il Garda e poi, nella parte più in alto di aprire la vista anche verso la valle di Ledro ed i suoi primi paesi. É la stessa parete su cui si arrampica la strada del Ponale, in salita da Riva: la vecchia strada per la val di Ledro, oggi percorso di elezione per i bikers di mezza Europa. Per i rocciatori, una salita impegnativa ma senza difficoltà eccessive. La via scelta dai tre pompieri lagarini prevede tre tiri di corda. Una lunghezza importante ma ancora ragionevole. Nel complesso una via certamente adeguata per la preparazione dei tre.

E infatti la salita era stata portata a termine senza particolari problemi. E Luca Regolini, verso le 11 di ieri, si è proposto per iniziare per primo la discesa a corda doppia. Che a sua volta per la lunghezza della via doveva essere spezzata in più tratte. Aveva raggiunto la prima stazione di sosta, quando è precipitato. Nessuno ha visto cosa sia successo, ma l’analisi del punto da parte degli esperti del soccorso farebbe pensare ad un suo errore o a una distrazione: non ci sono chiodi che abbiano ceduto. Finita la tratta a corda doppia, avrebbe dovuto assicurarsi col cordino alla parete e solo in quel momento staccarsi dalla corda doppia. Invece il giovane alpinista, descritto come grande appassionato di montagna anche se ancora solo relativamente esperto nell’arrampicata, ha sbagliato qualcosa. Forse ha sottovalutato l’insidia di quella sosta e ha iniziato a liberare la corda doppia senza prima assicurarsi alla parete, o forse ha sbagliato proprio l’aggancio, e se ne è reso conto solo quando ha fatto affidamento sul codino di sicurezza. Sta di fatto che è caduto con ancora legata in vita la corda doppia. Quella che i suoi amici hanno visto prima allentarsi e poi sfilarsi velocissima, sullo strappo del corpo in caduta, dall’occhello fissato al chiodo. Senza poter fare nulla per evitare la caduta.

I soccorritori hanno trovato i due compagni di cordata ancora in vetta alla parete, sotto choc. E li hanno accompagnati con l’elicottero a Bezzecca, assieme al corpo dello sfortunatissimo amico. Sono stati i carabinieri della stazione ledrense a raccogliere la loro testimonianza per ricostruire, per quanto possibile, l’accaduto. La dinamica non è ancora ufficialmente ricostruita, ma sarebbe esclusa la possibile responsabilità di altre persone. Luca Regolini era solo nella piazzola di sosta da cui è precipitato e la discesa a corda doppia poteva essere gestita soltanto da lui. Come non si sarebbero evidenziati cedimenti dell’attrezzatura. Solo un errore o una leggerezza proprio da parte della vittima possono spiegare la tragedia in cui il ragazzo, studente universitario, ha perso la vita.

La drammatica testimonianza degli amici: la corda scorreva ci ha bruciato le mani













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