«Mi cacciano dal Patt? Chiederò i danni»
Kaswalder al contrattacco: «Io sempre fedele ai valori del partito». Nel 2018 non esclude di candidarsi in altre liste
TRENTO. Se il collegio di disciplina deciderà la sua espulsione dal Patt? «Farò ricorso ai probiviri, e mi tutelerò in sede giudiziaria, chiederò anche i danni. Al partito ho dedicato 44 anni, dopo l’arresto di Tretter eravamo rimasti in tre». Walter Kaswalder dichiara guerra a quello che ormai sembra destinato a diventare il suo ex partito, ma lo fa con il suo stile, tra l’ingenuo e il beffardo. Convoca una conferenza sabato mattina al Bicigrill, al suo fianco c’è l’avvocato «di fiducia», il consigliere di opposizione Rodolfo Borga, «un amico e un avvocato bravissimo», l’ultimo colpo di teatro che l’ex presidente del Patt ha sfoderato venerdì davanti alla commissione che deciderà sulla sua sorte dopo il deferimento da parte della giunta del partito. L’accusa è nota: comportamenti e reiterate dichiarazioni contrari ai dettami dello statuto e delle delibere congressuali.
Pare che il collegio fosse intenzionato ad esprimersi già venerdì sera, dopo l’audizione di Kaswalder. La memoria difensiva di 25 pagine consegnata da Borga ha scompaginato i piani. La «sentenza» arriverà a giorni: «L’input arriva da in cima, chi ha il coltello dalla parte del manico poi influenza tutti», si lascia andare Kaswalder. Che ribadisce la sua linea difensiva: «Io sono sempre stato fedele ai valori del partito scritti nello statuto, per cui o cambiano lo statuto, e in quel caso me ne andrò, o farò di tutto per rimanere. Non sono io a non rispettare i valori del Patt». E già che c’è torna ad attaccare Ugo Rossi: «È un Patt che è nato nelle valli e che oggi sta dimenticando le periferie. L’economia non funziona, il Pil è disastroso, l’Alto Adige ci surclassa. Siamo in una coalizione, è vero, ma oggi ci sono delle emergenze, l’edilizia e la crisi della Cooperazione per me vengono prima del garante dei carcerati...». Ma allora, se questo è il giudizio sull’attuale giunta, perché quell’accordo con Panizza all’ultimo congresso, meno di un anno fa? «La tesi congressuale rispettava lo Statuto - è la risposta di Kaswalder - poi c’erano degli impegni che non sono stati mantenuti, come la libertà delle sezioni».
Tocca a Borga, in punta di diritto, contestare i capi di imputazione: eccepisce, l’avvocato, l’inammissibilità della memoria integrativa presentata dal segretario Panizza il 22 dicembre, l’illegittimità della delibera con cui la giunta (e non il consiglio del partito) ha votato il sì al referendum costituzionale; rileva che «prima degli organi del partito vengono i principi a cui esso ispira la sua azione e lo statuto»; insiste infine sul fatto che il suo assistito non può essere chiamato a rispondere «dei titoli o degli articoli di giornale».
Ma la frattura è, da tempo, tutta politica. Tra il Patt governativo di Rossi e Panizza e l’ala tradizionale del Patt, che Kaswalder rivendica di rappresentare, in nome della famiglia naturale e del «prima i trentini». E nel 2018, se sarà espulso dal Patt, che farà? «Vediamo, non è il problema che mi assilla, ma sono in grado di mettere insieme qualcosa», è la risposta sibillina. Borga se la ride sotto i baffi.(ch.be.)