Mercato, ora tutti lo vogliono

La Confesercenti: «Con la crisi sempre più richiesti da Comuni e Apt»


Luca Marognoli


TRENTO. C'è la crisi? Tutti al mercato. «Noi ambulanti siamo sempre più richiesti da Comuni, Apt, esercizi pubblici e pure da qualche negoziante», esclama Fabrizio Pavan, funzionario dell'Anva Confesercenti. «La nostra forza è quella di portare la gente», aggiunge il presidente di categoria, Nicola Campagnolo. E tra le bancarelle impiegati e dipendenti pubblici sono diventati habitué. Lo conferma Claudio Maculan, membro del direttivo di Anva e uomo di mercato dal 1976 con i suoi jeans (assieme alla famiglia aprì anche Wit Boy in via Oss Mazzurana) e l'abbigliamento casual: «La crisi - dice - ha fatto arrivare più acquirenti del ceto medio e anche la città si è regolata di conseguenza: il giovedì il 90% dei negozi fa l'orario continuato».

Non sono aumentati, insomma, solo badanti ed extracomunitari, che pure del mercato sono clienti fissi, ma anche i trentini. «La gente ci frequenta più di un tempo e il nostro target si è allargato», testimonia Fabio Moranduzzo, anche lui nel direttivo. Le difficoltà economiche sembrano aver fatto diventare il mercato più forte. «Come immagine sicuramente», dice Pavan. «La crisi non ci ha fatto ricchi, perché tutti fanno più fatica a vendere. Siamo dovuti diventare più bravi: offrendo una maggiore varietà di prodotti e contenendo le spese».

Campagnolo spiega che per gli ambulanti si sono aperte anche le porte di nuove marche, che prima rifornivano solo il commercio fisso. Il risultato è che il mercato si è arricchito dal punto di vista merceologico e si è accresciuta la specializzazione. «Siamo il più bel centro commerciale che esista», continua Pavan. «Da noi si trovano articoli da 1 euro a 200, inoltre siamo un luogo di incontro importante per le persone. Arriviamo la mattina presto con i nostri 180 banchi e alle tre del pomeriggio la città viene restituita com'era prima ai cittadini».  Maculan sottolinea il ruolo di «calmiere dei prezzi» e la ricerca della qualità, che oggi è decisamente maggiore di un tempo: «Gli extracomunitari, e soprattutto le donne dell'Est, per prima cosa guardano l'etichetta del capo. Se è cinese lo lasciano lì».
C'è chi, come lo stesso Maculan , lavora molto sugli stock, chi invece va direttamente in fabbrica saltando il passaggio dal grossista, come Moranduzzo, mentre per le scarpe, che richiedono un continuo riassortimento, è necessario recarsi settimanalmente dai fornitori. E' il caso del presidente Campagnolo, che è figlio d'arte (la licenza di famiglia risale al 1963) e sta lavorando per garantire alla categoria un futuro all'altezza delle tradizioni. «Sono alla guida anche del Comet - dice -, il consorzio che si occupa della promozione e dell'informazione sulle fiere: l'interesse verso il settore è crescente, ma il mercato deve essere tutelato. A Trento tutto va bene, siamo in una posizione perfetta. In qualche altro Comune si dimenticano del nostro ruolo, salvo ricordarsene ora, perché il 24 ci sono le elezioni».

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