Meno stranieri: sono poco più di 48 mila
Oltre il 65 per cento dei bambini è nato qui. Aumento sensibile delle richieste di asilo politico: sono il 130% in più
TRENTO. Se la percezione diffusa dell’immigrazione è quella di un fenomeno allarmante, la realtà è complessa, dinamica, con la stazionarietà del numero degli stranieri arrivati, in Italia e in Trentino, per motivi di lavoro e ricongiungimento familiare negli anni passati. Se nell’immaginario collettivo immigrati significa, a causa della rappresentazione sovraesposta dell’arrivo dei profughi, maschi, musulmani, africani o mediorientali, nella realtà, numeri dell’Istat alla mano, la maggior parte degli stranieri presenti nel nostro paese e in Trentino, è costituita da donne di origine europea e religione cristiana. Ieri mattina la presentazione del «Rapporto immigrazione in Trentino 2016», realizzato da Cinformi, è stata occasione per raccontare la sempre più complessa realtà dell’immigrazione nelle sue sfaccettature, che, come hanno spiegato i curatori, richiede una sempre più fine capacità di analisi e raccolta dei dati. Sono stati distinti i due fenomeni: la migrazione consolidata di chi in Trentino ha cercato lavoro, formato una famiglia, instaurato una relazione con il territorio e il recente, estremamente dinamico fenomeno migratorio per cause come guerre, instabilità geopolitica, conflitto siriano e simili.
Migrazione consolidata. Sul fronte della migrazione “storica” si registra l’aumento degli stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana (circa 3000 nel 2015), una riduzione de facto del numero di stranieri in Trentino, la stabilizzazione dei progetti migratori, con numerosi nuclei familiari oramai stabili, capillarmente diffusi nelle valli e tantissimi figli della migrazione, bambini e ragazzini di seconda generazione, nati in Italia da genitori stranieri, che affollano le scuole trentine (sono 9.679 alunni, l’11,9% del totale. II 65,5% di loro sono nati in Italia). Il Rapporto mette in luce alcune ombre, come la difficoltà di inclusione lavorativa nel mercato del lavoro, soprattutto per gli uomini. Il quadro complessivo evidenzia il radicamento degli stranieri nel mondo produttivo locale e il loro apporto al sistema Trentino. «Difficile– affermano i curatori dello studio, i sociologi Maurizio Ambrosini (Università di Milano), Paolo Boccagni (Università di Trento) e Serena Piovesan (area studi e ricerche Cinformi) – immaginare un'economia trentina senza il lavoro dei cittadini immigrati». Il professor Nadan Petrovich, della Sapienza di Roma, ha commentato «oggi l’urgenza è passare dall'accoglienza all’integrazione per una vera cittadinanza. Serve un piano strategico nazionale, che coinvolga fattivamente le Regioni e Provincie autonome, oltre alle quote numeriche».
Profilo socio-demografico. Al primo gennaio 2016 sono 48.466 i cittadini stranieri nei registri anagrafici della provincia (9% della popolazione totale), con una diminuzione di 1.638 persone. Provengono in particolare da Romania, Albania, Marocco, Macedonia. Nel 2015 sono nati in provincia di Trento 864 bambini da entrambi i genitori stranieri. Il lavoro rimane la voce più diffusa nella generalità dei permessi di soggiorno rilasciati o rinnovati nel 2015. Si registra contestualmente un aumento elevato dei permessi di soggiorno per richiesta di asilo politico (+130,5%) e per motivi umanitari (+28,2%).
Progetto di accoglienza straordinaria di richiedenti asilo in Trentino. Cambia molto il profilo e la nazionalità delle persone che arrivano come richiedenti protezione internazionale. Nel corso del 2016 sono stati accolti in Trentino 1.267 migranti, 735 persone sono uscite. Al 31 dicembre 2016 erano presenti in accoglienza 1.226 persone in 42 comuni: soprattutto uomini. In maggioranza sono nigeriani, pakistani, maliani. Attraverso lo Sprar, progetto di accoglienza rifugiati e richiedenti asilo, nel 2016, sono state accolte 199 persone. Ad oltre la metà è stata riconosciuta una qualche forma di protezione.