«Meningite, è un caso molto raro» 

Grave in rianimazione, ma stabile il paziente colpito. Il dottor Carraro spiega che non c’è pericolo di contagio



TRENTO. «Un caso molto raro, in media uno o due all’anno. Il paziente attualmente è in condizioni gravi, ricoverato in isolamento in rianimazione, ma non ci sono pericoli di contagio. Abbiamo fatto la profilassi e questo appare come un caso sporadico. Del resto sono tanti anni che in Trentino non ci sono focolai epidemici di meningite». Il dottor Valter Carraro, responsabile dell’ufficio igiene e sanità pubblica dell’Azienda sanitaria spiega che il caso di meningite da meningococco che ha colpito un cinquantenne di Pergine è abbastanza raro. E’ il primo da più di due anni a questa parte, visto che non si sono registrate in Trentino meningiti da meningocco sia nel 2017 che nel 2018. Il paziente è in condizioni stabili, ma comunque gravi. Il quadro clinico al momento viene considerato stabile, ma i medici ne stanno osservando con prudenza e attenzione l’evoluzione. Il dottor Carraro spiega che la meningite da meningocco, rispetto a quelle da pneumococco e da emofilo, presenta profili di trasmissibilità: «Meningiti di questo tipo preoccupano un po’ di più perché c’è un moderato rischio di trasmissibilità ad altre persone. Ed è per questo che si procede sempre, come abbiamo fatto anche in questo caso, alla profilassi trattando con antibiotico le persone che hanno avuto contatti stretti con il paziente. Si deve trattare di persone, però, che abbiano avuto contatti davvero stretti o siano state nella stesa stanza per molto tempo. Per contrarre la malattia non basta un contatto fugace».

Il dottor Carraro poi ricorda quali sono i sintomi cui bisogna fare particolare attenzione: «I sintomi tipici sono il forte mal di testa, la rigidità nucale, la febbre e, non sempre, stato confusionale e fotofobia. Ma direi che il sintomo da cui si può capire che si tratta di meningite è la progressione particolarmente rapida della malattia. Una progressione che induce in poco tempo ad andare in ospedale». In alcuni casi, anche a Trento, l’evoluzione della malattia è letale, ma il dottor Carraro spiega che si tratta di una quota minoritaria: «I casi con un esito mortale sono, all’incirca, il 10%. In questi casi si parla di meningite fulminante».

Come misura preventiva è efficace la vaccinazione. Carraro spiega che non è obbligatorio, ma che rispetto a un tempo copre molti più ceppi: «La vaccinazione non è obbligatoria, ma è fortemente raccomandata. Viene offerta dall’Azienda sanitaria che invia una lettera alle famiglie ed è gratuita. Per la meningite da meningococco B la vaccinazione è prevista nei primi tre anni di vita e tra i 14 e i 15 anni. Ma c’è anche la vaccinazione per il meningococco C e quella quadrivalente che copre i ceppi C, A, Y e W. In passato le vaccinazioni coprivano uno spettro minore. Il consiglio è quello di vaccinarsi per tempo. Di solito la malattia insorge nei bambini e negli adolescenti fino ai 16 anni, mentre negli adulti si tratta di casi rari».













Scuola & Ricerca

In primo piano