Medici di base, aggregazioni «leggere» 

Zeni tratta su un piano a due velocità: rete obbligatoria per condividere i dati, senza le sedi fisiche modello Pinzolo


di Chiara Bert


TRENTO. Unioni dei medici di famiglia, avanti piano. La Provincia sta trattando con i sindacati su un piano a due velocità, che consenta di sbloccare le aggregazioni fin qui rimaste ferme per il mancato accordo su orari e compensi.

Previste dall’accordo del 2013 con i medici di base, le aggregazioni funzionali territoriali (Aft) dovevano essere il nuovo modello dei medici di famiglia, un’organizzazione nuova che mette in rete i professionisti e garantisce così ai pazienti una copertura costante del medico per tutta la giornata, senza orari e interruzioni anche quando il proprio medico non è in ambulatorio, supportata da servizi aggiuntivi come l’infermiere.

Finora è partita solo Pinzolo. Le altre (Trento, Riva, Mezzolombardo, Pergine e Ala), annunciate entro inizio 2017, sono rimaste al palo, bloccate dalla mancata intesa con i medici. «Non vi sono bastati 5 anni per realizzare quello che avevate promesso», ha incalzato ieri in aula il consigliere 5 Stelle Filippo Degasperi, autore di un’interrogazione a cui ha risposto l’assessore alla sanità Luca Zeni.

L’impasse, ha ammesso l’assessore, esiste. «L’accordo del 2013 non era un mandato in bianco alla Provincia, che non può imporre le aggregazioni», ha insistito Zeni, «la legge nazionale prevede un accordo con i sindacati e serve un’adesione volontaria dei medici». «Nel maggio dello scorso anno - ha ricordato - c’è stata un’integrazione dell’accordo che prevedeva l’attivazione dell’Aft di Pinzolo e la costituzione di altre cinque aggregazioni. L’Azienda sanitaria è impegnata a realizzarle in condivisione con i professionisti. Stiamo trattando per individuare delle modalità automatiche».

A margine dell’aula, l’assessore spiega meglio di cosa si sta discutendo nella trattativa in corso con i sindacati dei medici. «Ragioniamo - spiega - su un piano a due velocità».

Come si strutturerà? «Pensiamo a delle Aft obbligatorie su tutto il territorio che mettano in rete i medici di base, i quali condivideranno i dati dei pazienti, ma queste aggregazioni non dovranno necessariamente avere una struttura fisica». «Diverso - prosegue Zeni - è il modello che è partito a Pinzolo, quello dell’Unità complessa di cure primarie (Uccp), con un’unica sede dove lavorano oltre ai medici anche un infermiere, un pediatra, un amministrativo per la segreteria. Si tratta di una casa della salute e in questo caso l’adesione resterà volontaria». Si capirà nei prossimi mesi sela nuova versione soft basterà a convincere i medici.













Scuola & Ricerca

In primo piano