Mattarella a Merano: "Mai più violenza per risolvere i conflitti"
L'incontro fra il presidente della Repubblica e il presidente austriaco Van der Bellen per l'anniversario della quietanza liberatoria
MERANO. «L'Italia ha tenuto fermo lo sguardo sul principio della tutela della popolazione locale e dell'integrazione europea», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Kursaal di Merano davanti al governatore dell'Alto Adige Kompatscher e al presidente austriaco Van der Bellen, alla cerimonia per i 25 anni della quietanza liberatoria che ha concluso la vertenza altoatesina davanti all'Onu. La giornata odierna «è una giornata di festa così importante per l'Alto Adige e significativa per l'intero Paese». Il presidente ha poi ricordato come «uomo di pace» l'ex ministro degli esteri Alois Mock, scomparso pochi giorni fa che nel 1992 firmò la quietanza liberatoria. Il presidente ha poi ricordato «la comune appartenenza al progetto europeo», facendo riferimento anche all'Euregio di Trento, Bolzano e Innsbruck. «Questa terra ha trovato nello statuto d'autonomia una cornice per guardare con fiducia al futuro», ha sottolineato Mattarella, ricordando che Bolzano spesso funge da «punto di riferimento per altre realtà nel mondo, segnate da tensioni».
"Oggi - ha detto il Capo dello Stato - celebriamo la capacità di popoli europei di essere riusciti a superare le divisioni di un remoto passato, costruendo un'amicizia solidissima e dando concretezza ai valori di democrazia, pluralismo, tolleranza, tutele dei diritti individuali e collettivi che costituiscono tratto distintivo dello spirito che ci accomuna. Si tratta di scelte fortemente radicate nella Costituzione repubblicana".
"Mai più violenza - ha proseguito Mattarella - per la risoluzione dei conflitti. Mai più odio o sopraffazione! Al loro posto apertura, ascolto, reciproco rispetto, comprensione, e dialogo! Un dialogo intenso, costruttivo, sempre impegnativo, eppure produttivo di risultati concreti, a tutto vantaggio del benessere e della prosperità delle comunità locali. Un'attitudine che pur nelle difficoltà, nelle incertezze - negli errori talvolta - che hanno caratterizzato la storia di questa Provincia nel secondo dopo-guerra, è sempre stata perseguita tenacemente".
E ancora: "Questa terra ha trovato nello Statuto di Autonomia una cornice chiara e dinamica entro la quale costruire operosamente il presente per guardare al futuro con fiducia. Un esempio a cui - sempre più spesso - si fa riferimento nelle relazioni internazionali, quando si affrontano nodi, spesso drammatici, della tutela di minoranze che vivono esistenze precarie, minacciate dalla violenza della guerra e dal costante pericolo di "pulizie etniche". Qui si è dimostrato - e si continua a farlo - che il passato, per quanto doloroso, può essere superato, che le dispute di ieri possono trasformarsi nella collaborazione dell'oggi, che i confini non sono di ostacolo nell'ottica della piena integrazione di domani".
Il presidente ha, infine, citato i 150 anni della ferrovia del Brennero, che ricorre quest'anno, e l'attuale costruzione del tunnel del Brennero, «progetto che unisce e rafforza la libera circolazione in Europa».
Sulla stessa lunghezza d'onda l'intervento del presidente austriaco Alexander Van der Bellen. «L'Alto Adige non è un problema per l'Italia e l'Austria, ma questa terra particolare ci unisce ulteriormente». Van der Bellen ha assicurato «l'impegno comune per garantire il meglio per questa piccola Europa in Europa», riprendendo la citazione del governatore Arno Kompatscher. Il presidente austriaco ha ricordato che Schengen «ha reso meno tangibile il confine del Brennero», come anche la moneta europea ha contribuito nel processo di unificazione. Come Mattarella, anche Van der Bellen, ha citato il modello dell'Euregio di Trento, Bolzano ed Innsbruck. Il presidente austriaco ha detto di «comprendere la preoccupazione per i preparativi del management di confine al Brennero», ma ha assicurato «come tirolese, una particolare sensibilità». Si è detto soddisfatto che «grazie alla buona collaborazione e ai rapporti di buon vicinato» non sono stati avviati controlli.
Di 'Alto Adige come "heimat" di un insieme di diversità culturali può essere emblema dell'ideale europeo», ha parlato il governatore altoatesino Arno Kompatscher. «Sono passati solo nove mesi dalla celebrazione del settantesimo anniversario della firma dell'Accordo di Parigi a Castel Firmiano - ha ricordato Kompatscher - e oggi, qui nel Kursaal di Merano, celebriamo i 25 anni dal rilascio della quietanza liberatoria. Poterlo fare alla presenza dei capi di stato dei paesi firmatari dell'Accordo di Parigi è un grande onore e un'attestazione dell'importanza di questo evento».
Proprio l'11 giugno del 1992 il ministro degli esteri austriaco, Alois Mock, scomparso pochi giorni fa, consegnava all'ambasciatore italiano a Vienna, Alessandro Quaroni, presente in sala, la nota che di fatto chiudeva la vertenza fra Italia e Austria riguardo alla questione altoatesina. Pochi giorni più tardi, il 19 giugno, la quietanza liberatoria fu consegnata alle Nazioni Unite per il via libera definitivo. Kompatscher ha ricordato «il lungo e faticoso percorso dell'autonomia altoatesina», ma anche i successi che hanno portato l'Alto Adige a trasformarsi da «povera regione alpina a terra di benessere» e a «contribuente netto per l'Italia». «Allo Stato - ha proseguito - l'autonomia altoatesina non costa nulla. Al contrario, tutti i servizi pubblici, sia statali che della Regione, della Provincia o dei Comuni, vengono finanziati con il gettito fiscale locale. Inoltre, in base all'accordo finanziario nel frattempo garantito anche sul piano internazionale, la Provincia versa un contributo annuale al risanamento del bilancio statale».