«Lavoro di più e prendo un quarto»

Denis Bertolini, sindaco di Vermiglio ed ex consigliere, risponde a Bizzo


Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Da sindaco guadagno un quarto di quando ero consigliere e lavoro molto di più». Denis Bertolini, è primo cittadino di Vermiglio. Lui può fare il confronto, visto che in Consiglio ci è stato per due legislature, dal 1998 al 2008, prima nelle fila della Lega poi con Valli Unite. E il confronto è impietoso. Una risposta a quei consiglieri che sostengono la necessità di tagliare le indennità dei sindaci prima delle loro.  Bertolini, lei lavora di più adesso che è sindaco di Vermiglio oppure quando faceva il consigliere provinciale? Sicuramente l'impegno da primo cittadino è molto più grosso. Non c'è tregua. Ogni giorno c'è un problema da affrontare. E' un ruolo molto più impegnativo.  Lei quanto guadagna? Prendo 2.200 euro lordi, circa 1.500 euro netti. Meno di un quarto di quanto prendevo da consigliere, ma lo sapevo.  Lei che lavoro fa? Io sono ragioniere proprio al Comune di Vermiglio, quindi mi sono dovuto mettere in aspettativa. Tra l'altro come impiegato guadagno di più dell'indennità da sindaco, ma non l'ho fatto mica per i soldi. L'ho fatto per rimettermi in gioco, per fare qualcosa per la mia comunità.  Ma con questo stipendio tira avanti bene? Certo. Diciamo che prendo molto meno di quando facevo il consigliere, ma spendo anche meno. Allora dovevo cambiare una macchina a legislatura. Facevo 50 o 60 mila chilometri all'anno ed ero in giro sette giorni su sette.  E dove andava? Partecipavo a incontri. Era una cosa più istituzionale. In Consiglio si fa teoria, invece da sindaco si fa pratica. Se ho un rammarico del mio periodo da consigliere è che non mi sono risparmiato. Se ci penso ora, mi dico che avrei potuto prendermerla più comoda. Adesso, invece, vado in Comune tutti i giorni e c'è sempre qualcuno che ti sottopone i suoi problemi. Io mi do da fare perché mi piace, perché è giusto.  Ma ha più responsabilità adesso o quando faceva il consigliere? Ne ho molte di più ora. Cercando di risolvere i problemi è normale che ti assumi delle responsabilità. Non sono un sindaco notaio che applica alla lettera le norme e basta. Io cerco le soluzioni. Noi siamo a contatto con i cittadini e loro da noi si aspettano soluzioni non chiacchiere.  Ma non le pesa di guadagnare un quarto di quanto prendeva prima? Io non faccio polemiche. Sono due ruoli diversi.  Però l'assessore Bizzo ha detto che i sindaci guadagnano troppo ed è ora di tagliare anche i loro stipendi.  Non so da dove vengano questi ragionamenti. Se guardo all'impegno che l'essere sindaco di un comune di 2.000 abitanti richiede, vedo che non rubo niente. Anzi.  L'impegno da consigliere, invece, era consistente? Per fortuna che ero di minoranza. Se fossi stato di maggioranza, avrei avuto una libertà molto minore. Io potevo sbizzarrirmi con mozioni o interrogazioni. I consiglieri di maggioranza, invece, devono concordare anche quelli con gli assessori e poi votano secondo le direttive del gruppo.  Qual è il ricordo più brutto dei suoi anni in Consiglio? Verso la fine della prima legislatura c'era in discussione la variante urbanistica e io avevo raccolto le firme per far inserire la val della Mite e Daolasa come aree sciabili. Queste previsioni erano state inserite nella variante, ma la Lega faceva ostruzionismo perché non voleva che Dellai si presentasse alle elezioni con la variante approvata. Io andavo alle sedute lo stesso perché era interesse della mia valle e lì sono nati i problemi con Boso e Divina.

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