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Lavis, muore il giorno dopo la scomparsa del marito

Elio Eccher e Rita Scola uniti fino alla fine: il duplice funerale oggi alle 15. Lui viene ricordato in paese soprattutto per la sua lunga militanza nel Circolo Acli


di Daniele Erler


LAVIS. Talmente uniti, che neppure la morte li può separare: è amore vero quello che lega due persone sino all’ultimo battito. È la storia di Elio Eccher e di Rita Scola, coppia di Lavis, scomparso lui lunedì sera, lei ieri mattina. Il funerale per entrambi sarà oggi, alle 15, nella chiesa del locale cimitero.

Neppure il tempo di dirsi addio. Praticamente insieme fino all’ultimo respiro: così ha voluto il destino, uniti nella vita come nel suo concludersi. Lui aveva 86 anni, lei 85, non avevano avuto figli; a Lavis chi li conosceva era abituato a vederli passeggiare, emblema di una coppia indivisibile. Prima nella loro abitazione in pieno centro storico, in via Matteotti. Dallo scorso aprile lui (che negli ultimi anni aveva perso la vista) si era trasferito alla casa di riposo; lei finché aveva potuto lo veniva a trovare ogni giorno, trascorrevano insieme il tempo, spesso nel parco che si affaccia su via Orti. «Lui amava lei e lei amava lui: su questo non ci sono dubbi», ricorda Giovanni Rossi, memoria storica del paese.

Elio è ricordato a Lavis soprattutto per la sua lunga militanza nel circolo locale delle Acli. Più di trent’anni di volontariato. «Era una persona sempre disponibile, in tutte le iniziative», ricorda Mauro Gadotti, presidente delle Acli di Lavis e amico di una vita. Elio aveva fatto il muratore, poi aveva avuto un incidente sul lavoro. Fino alla pensione aveva lavorato all’Italsnack, l’ex Motta, una delle più importanti aziende nella zona industriale di Lavis. Con la pensione lui si era dedicato ancora di più alle Acli. Era una sorta di jolly, faceva di tutto. «C’era nelle feste, nelle gite e in tutte le nostre iniziative: almeno fino a un paio di anni fa, quando aveva perso la vista, lui era sempre presente – ricorda Gadotti –. Per anni era stato responsabile delle nostre sale. Quando avevamo cambiato sede, lui era fra le persone che si erano impegnate nell’autogestione del bar. In questo modo eravamo riusciti a raccogliere i fondi che ci servivano. Aveva fatto anche alcuni dei lavori nelle sede, visto che aveva esperienza come muratore. Era stato lui a costruire il piedistallo su cui poggia la nostra madonnina».

«Con la moglie erano legatissimi – aggiunge Mauro Gadotti –, mi raccontava spesso dei viaggi che avevano fatto insieme: il loro era amore vero».

Li ricordano così anche alla casa di riposo di Lavis, dove Elio era stato accolto lo scorso aprile e dove ieri sera è stato recitato il rosario in memoria sua e della moglie. «Aveva accettato di venire in casa di riposo, consapevole che per la sua cecità non poteva più vivere da solo con la moglie – spiegano –. Era una persona molto accogliente, disponibile al dialogo, sempre pronto a ringraziare. Raccontava del suo impegno sociale nel coro e nelle Acli. Ma parlava soprattutto della moglie e del loro legame». Un legame talmente stretto, indissolubile, che la distanza fra i due è durata soltanto poche ore.













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