grande guerra

La Sat non vuole le croci degli Schützen sui monti del Trentino

Il governatore Rossi accoglie lo stop al nazionalismo di Kompatscher: "Dobbiamo ricordare i caduti di entrambi i fronti"


di Davide Pasquali


TRENTO. Una grana imprevista, per gli Schützen: la Sat, sezione trentina del Club alpino italiano, non vuole sui propri monti le 42 croci (delle 70 totali) che i cappelli piumati pensavano di installare in Trentino per ricordare gli Standschützen tirolesi morti durante la Grande guerra, dal 1915 al 1918, per difendere i confini della patria dall'aggressione dell'Italia.

"Le montagne devono rimanere libere dai simboli, le croci stiano nei cimiteri, non sui monti. Con questa iniziativa si rischia di dividere e non di unire". Lo ha dichiarato il presidente della Sat, Claudio Bassetti, mentre invece, finora, il Cai Alto Adige non ha espresso alcuna presa di posiziona al riguardo.

Il governatore trentino Ugo Rossi ha invece dichiarato di non aver ancora ricevuto alcuna richiesta ufficiale al riguardo dell'installazione e che, comunque, se ne dovrà parlare, perché "una simile iniziativa dovrebbe riguardare tutti i caduti. E comunque i trentini morirono anche prima del 1915, come in Galizia, nel 1914".

Gli Schützen non si scompogono: delle 42 croci previste in Trentino, per 27 hanno già ottenuto il via libera da parte dei proprietari dei terreni e dei rispettivi Comuni. Per le altre postazioni, tipo nel parco nazionale e nelle aree di tutela paesaggistica, gli Schützen si dicono flessibili: "Cercheremo altri terreni privati".













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