il rapporto

La sanità trentina, solo a metà classifica

Degasperi attacca: «Altro che eccellenza». Bordon replica: «Penalizzati dalla spesa che però garantisce servizi superiori»



TRENTO. Sulla sanità trentina è scontro a colpi di statistiche. L’ultimo atto è una nota del consigliere del Movimento 5 Stelle, Filippo Degasperi, che citando lo studio Crea (che fa capo all’università di Tor Vergata) ha lanciato l’ennesimo attacco ai servizi sanitari trentini: «E’ la conferma che la tanto decantata sanità trentina non costituisce l’eccellenza che il trio Rossi, Zeni e Bordon si premurano di propagandare regolarmente ai cittadini. La Provincia autonoma di Trento infatti si colloca al penultimo posto dell’area intermedia, subito prima di Basilicata e Calabria, a pochi punti percentuali dall’area definitiva critica. Noi del Movimento 5 Stelle, che ci confrontiamo quotidianamente con disagi degli utenti non ci stupiamo e anzi ne traiamo le ovvie conclusioni: più che un primato la realtà conferma una sanità trentina in sofferenza, mentre la nostra autonomia viene spolpata con il piglio del primo della classe».

Lo studio citato da Degasperi è un rapporto (autorevole) che prende in considerazione le prestazioni dei sistemi sanitari regionali italiani. Il Trentino - come si vede dal grafico che pubblichiamo in questa pagina - occupa la parte medio bassa della classifica, realizzata con la collaborazione di esperti e rappresentanti istituzionali tra cui anche il direttore dell’Azienda sanitaria di Trento, Paolo Bordon, e dell’assessore Luca Zeni. Ma come si spiegano le prestazioni (mediocri) indicate nello studio e le dichiarazioni (anche recenti) dei vertici della sanità trentina, sia tecnici che politici?

In realtà lo stesso studio chiarisce che la Provincia di Trento, come tutte le altre realtà dove c’è un’elevata spesa pro capite per i servizi sanitari, risulta penalizzato all’interno di questa classifica: «L’esito finale - si legge nel rapporto - rappresenta una “media” tra le valutazioni dei rappresentanti delle regioni in piano di rientro (dove la spesa è contenuta) e quelle dei rappresentanti delle altre regioni che tendono a non considerare una spesa sanitaria elevata come un fattore dirimente della performance».

Sul punto il direttore generale Bordon la vede così: «Immaginiamo di soggiornare in un hotel a cinque stelle dove vengono garantiti servizi aggiuntivi rispetto ad alberghi di categoria inferiore. Il Trentino è così: la spesa è più elevata, ma corrisponde anche a servizi (e tempi di attesa, nonostante quello che sostengono i 5 stelle) migliori rispetto a quelli delle altre realtà».

Bordon fa notare inoltre che nella spesa trentina finiscono anche 200 milioni per l’assistenza agli anziani che altri servizi sanitari non hanno in bilancio. Sui tempi d’attesa il direttore generale indica i 45 giorni come obiettivo trentino a fronte dei 180 giorni di altre realtà. E invita a leggere un altro dato contenuto nel bilancio: «Le performance del nostro servizio sanitario sono in miglioramento, in controtendenza rispetto a quanto avviene nella maggior parte degli altri sistemi sanitari che pagano le politiche di contenimento della spesa».













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