La Provincia dichiara guerra alle slot
Allo studio un emendamento alla Finanziaria: lontane dalle scuole
TRENTO. La Provincia prova a imporre uno stop alla proliferazione di sale giochi e slot machine: niente licenze vicino a scuole, centri giovanili, strutture sanitarie o socio-assistenziali, ma anche paletti a tutela della quiete e del decoro. Lo fa sfruttando la possibilità insperata offerta da una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato legittima una legge della Provincia di Bolzano.
Gli uffici di piazza Dante sono al lavoro per preparare un emendamento alla Finanziaria, che andrebbe a modificare la legge sul commercio e i pubblici esercizi. Fino ad oggi gli spazi d'intervento per la Provincia sembravano pressoché inesistenti, perché più volte la Consulta si era espressa ribadendo che la competenza in materia è di Polizia amministrativa. Ma un pertugio si è aperto con la sentenza depositata lo scorso 10 novembre, in cui la Corte dà il via libera a una legge approvata un anno fa dalla Provincia di Bolzano che prevede il ritiro e la revoca delle licenze concesse a quei locali ubicati nel raggio di 300 metri da istituti scolastici, centri giovanili, strutture operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale. La Consulta ha sostanzialmente detto che è possibile fissare dei limiti di distanza tra le sale giochi e i luoghi considerati «sensibili», per tutelare soggetti vulnerabili, a cominciare dai giovani, e per prevenire forme di gioco compulsivo, per tutelare la sicurezza, la viabilità e l'ordine pubblico.
Una possibilità che la Provincia di Trento vuole sfruttare a pieno, facendo un passo oltre Bolzano. «In questo campo scontiamo una progressiva liberalizzazione a livello nazionale - spiega l'assessore al commercio Alessandro Olivi - e negli ultimi due anni la situazione è degenerata con le videolottery. Una strada scelta dallo Stato da un lato per combattere il gioco d'azzardo illegale e dall'altra per garantirsi forti entrate». Nel 2010 la raccolta è stata di oltre 60 miliardi di euro e nei primi 8 mesi del 2011 l'aumento ha superato il 23%. In Trentino Alto Adige solo ad ottobre si sono spesi 119 milioni di euro, una media 2 milioni al giorno.
«Vogliamo costruire una norma che introduca una regolamentazione per proteggere i soggetti deboli», chiarisce Olivi. Lo schema di partenza sarà quello adottato a Bolzano: vietare l'installazione di sale giochi e slot machine (all'interno di bar e edicole) nel raggio di almeno 300 metri da scuole, centri giovanili, luoghi frequentati dai ragazzi e strutture per la cura di soggetti vulnerabili.
Ma Trento vuol fare un passo in più, considerando tra gli obiettivi «sensibili» non solo categorie di persone ma anche zone della città, «luoghi dove la concentrazione di locali e macchinette del gioco d'azzardo ha un impatto negativo sulla viabilità, la quiete e il decoro urbano», spiega l'assessore. Un esempio è quello dei centri storici, che la Provincia insieme ai Comuni da anni sta cercando di riqualificare come luoghi del commercio tipico. Ci sono casi, sia a Trento che a Rovereto (piazza Rosmini) dove le richieste di installare locali e slot machine si susseguono nel raggio di poche decine di metri. Anche in questo caso la norma cercherà di introdurre paletti più stretti. «È compito della politica - conclude Olivi - farsi carico del problema del gioco d'azzardo, almeno per proteggere chi è più esposto al rischio».