La nuova piazza Venezia brutta copia della vecchia

Verde e chiosco sotto accusa di cittadini e ambientalisti: bocciati i cipressi dall’aria cimiteriale e le aiuole secche. Così il progetto eco-chic diventa kitsch



TRENTO. Cipressi “cimiteriali” davanti all'Avvocatura di Stato e ai palazzi lungo la retta tra piazza Venezia e Port'Aquila, arbusti secchi (o per lo meno così appaiono) là dove c'era prima l'edicola e, ciliegina sulla torta (acida), il nuovo chiosco - che era stato trasferito fra le polemiche aldilà della strada, proprio accanto alla roggia – desolatamente chiuso fino a data da destinarsi. Il nuovo assetto di largo Porta Nuova non piace ai cultori del verde e lascia perplessi molti fra i cittadini che frequentano abitualmente la zona, primi fra tutti i residenti in via Grazioli e nella parte della Ztl più vicina alla piazza. Quello che doveva essere un intervento di risistemazione modello, che desse lustro a questa zona cittadina da sempre asservita al traffico (in quanto snodo cruciale della circolazione nord - sud), sembra avere fallito il suo obiettivo, per lo meno sotto il profilo estetico. Il transito infatti appare più scorrevole, l'utilizzo della fontana con i cavalli del Fozzer come vera rotatoria (prima chi veniva dal Buonconsiglio e voleva girarsi era costretto a fare l’“uncino” delle vie Galilei- Roggia Grande e Calepina) e l'eliminazione dei semafori hanno portato dei giovamenti, ma il contesto, anzi la cornice che inquadra l’opera, dà all’insieme un tocco kitsch invece di chic (ma sarebbe bastata una più modesta gradevolezza e armonia negli accostamenti).

I malumori “botanici” e urbanistici sono anche sfociati in un’interrogazione a Palazzo Thun a firma della consigliera Giovanna Giugni, secondo la quale “è necessaria una pianificazione del verde ed una attenzione alle aree storiche della zona”. Tra le lacune principali del nuovo aspetto assunto dall'area c'è il chiosco realizzato vicino alle Canossiane. Ciò soprattutto per “l'adiacenza della nuova struttura ad una delicata zona storica della città che, a detta di molti, sarebbe stata penalizzata dalla nuova collocazione della rivendita”. Giugni rammenta la posizione estremamente critica che aveva assunto la sezione trentina di Italia Nostra non più di un anno fa: l’altezza del manufatto era parsa eccessiva e poco proporzionata, il “rispetto” della roggia non preso in considerazione essendo il chiosco addossato alla recinzione, l’orientamento della pianta rettangolare, che avrebbe dovuto essere invertito per una questione di equilibrio con gli spazi limitrofi.

Alla fine era prevalsa la necessità di garantire una continuità aziendale ai gestori, che la giunta comunale non aveva voluto sacrificare sull’altare del riassetto storico-ambientale: la roggia ne usciva tutt’altro che valorizzata, anzi quasi “schiacciata”, ma non si poteva mandare a casa un edicolante che aveva un’attività avviata da anni. Per questo fa discutere ancora di più la constatazione che il chiosco sia chiuso e la voce che il titolare abbia intenzione di lasciare (si veda articolo a piè di pagina).

Ma di aspetti negativi ce ne sono molti altri. I lavori di sistemazione viaria - accusa Giugni - pur conclusi da tempo, “hanno lasciato strascichi pesanti nell’habitat complessivo di via Grazioli e delle vie e piazze adiacenti”. La consigliera comunale ipotizza una pianificazione complessiva dell’“area urbana “carente”, con “aiuole non portate a termine o completate in modo disarmonico e, a detta degli abitanti di quella parte della città, poco curato”: tra gli esempi, aiuole con ghiaino ed altre con corteccia e arbusti, altre ancora sterrate, lasciate allo stato in cui si trovavano nel momento dell’avvio dei lavori.

C’è poi la nota dolente dei cipressi: servono piante che resistano all’inquinamento e di modesta manutenzione, ma anche con un effetto estetico che miri a “offrire una sensazione di tranquillità e piacevolezza al cittadino esposto ai ritmi della vita urbana”. Aiuole e parchi, insomma, nelle nuove città non assolvono solo a funzioni ecologiche ma ben più ampie. Il botanico non basta più: gli va affiancato un architetto, ma del verde.(l.m.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano